L'editoriale
Più torte che tortellini: benvenuti nella Cosa Loro alla bolognese. Se pensate che quello che si è aperto all’ombra della Garisenda sia solo un sexgate, falce e pisello, corna e cornette (del centralino telefonico), bandiere rosse e luci ancor di più, beh, siete sulla cattiva strada: per quanto possa sembrare strano, il titolo esatto per il film che va in scena in Emilia non è “Fronte del porno”. Piuttosto: “Fronte del torto”. O meglio: “Fronte del morto”. Ma sì, morto. In effetti un cadavere c’è sul tappeto dello scandalo: è la buonanima del sistema bolognese, il mito dell’efficiente governo all’emiliana, comunismo lasagne, spruzzi di lambrusco e ottima sanità. Prima o poi bisogna che i compagni abbiano il coraggio di dirselo: in queste ore non è caduto solo un sindaco che ama le segretarie bionde e i viaggi ai tropici. In queste ore è caduto un modello che per anni ci hanno sbattuto in faccia come un dogma: stamattina mi son svegliato e ho trovato un buon amministrator. O bella ciao: altro che buon amministratore, quello che viene fuori è un sistema di governo della sinistra che è l’esempio della mala gestione e dell’inefficienza. Il problema non è tanto la comprensibile voglia di far sesso. Quanto, piuttosto, la voglia di farci fessi. Vi ricordate quanto ce l’hanno menata con la civiltà emiliana? E la Regione governata in modo eccellente? E gli asili di Reggio Emilia che sono i migliori del mondo? E la qualità della vita che non ha pari? E il servizio sanitario d’avanguardia? E i servizi medici d’eccellenza? Ora guardate cosa c’era dietro la vetrina dei luoghi comuni rilanciati dai compagni trombettieri: appalti dubbi, sospetti di truffa, peculato, abuso d’ufficio, ragioni politiche che sovrastano quelle di servizio, il partito che comanda, i suoi scherani che pensano di poter fare del bene pubblico ciò che vogliono. Come fosse Cosa loro, appunto. Cupola all’emiliana, in salsa rossa. Con la presunzione, inoltre, di restare per sempre impuniti. Perciò forse sarebbe ora di cominciare a puntare gli occhi più sui bilanci che sul gossip, più sui conti che sui coiti, più sulle posizioni di bilancio che su quelle del kamasutra. Viene giù tutto Quando nel ’99 Guazzaloca vinse per la prima volta le elezioni nella rossa Bologna si parlò di choc. Ma adesso è peggio. Allora cadde una giunta. Adesso sta cadendo un sistema. Non ci credete? In pochi giorni abbiamo scoperto che c’è un sindaco che piazza l’amante prima come assistente (bella vita, viaggi in tutto il mondo), poi, quando si stanca di lei, la riduce a umile centralinista. Poi abbiamo scoperto che c’è una rete informatica, presunto gioiello della sanità bolognese, che avrebbe affidato parte dei suoi danarosi appalti a una dipendente caratterizzata dall’unico merito di essere moglie dell’amico del medesimo sindaco, anzi, per l’esattezza, del suo «compagno di salsicciate». Poi abbiamo scoperto che ci sono bancomat che distribuiscono soldi alle amanti del sindaco (sempre lui) secondo percorsi che non sono ancora stati individuati se non nel loro punto di partenza: le tasche dei contribuenti. E infine, per completare il quadro del perfetto sistema bolognese, c’è pure un luminare di razza, medico noto in tutto il mondo, il professor Ignazio Marino, che viene tagliato fuori dall’ospedale Sant’Orsola, dal quale aveva già ottenuto l’incarico, solo perché ha osato candidarsi alle primarie del Pd contro la dominante corrente bersaniana. Monello Emilia Buona amministrazione? Modello emiliano? Esempio di civiltà? Ma fateci il piacere, direbbe Totò. Lasciamo stare, per carità di patria, la fin troppo facile ironia sulle salsicciate del sindaco con il suo compagno di barbecue: non vorremmo che le salsicce se ne avessero a male. Ma a voi pare possibile che si possano considerare i posti di lavoro del settore pubblico (dal centralino alla chirurgia) come una propria dependance politico-personale, passando sopra concorsi pubblici e graduatorie? È possibile che un’assistente-segretaria possa passare dai Caraibi ai bui anfratti del centralino solo perché la notte d’amore s’è conclusa male? È possibile che si considerino i soldi dei contribuenti come bancomat da spremere per la felicità delle amanti bionde e dei loro referenti rossi? Ed è possibile che il tutto avvenga con tanta prolungata sicumera, con ostentato menefreghismo, con la malcelata certezza di un’eterna impunità? Anzi di più: con la presunzione della superiorità morale? Il Cinziagate è la storia di un tradimento, è vero. Ma non è il tradimento di un uomo, una donna, una coppia. È il tradimento di un’idea, di un’immagine, forse di una convenzione, sicuramente di una storia. Ci avevano talmente tanto convinti con la favola dell’ottima gestione e della buona amministrazione, che, lo confessiamo, anche noi finora, quando sentivamo parlare del modello emiliano, pensavamo agli ospedali efficienti. Adesso penseremo a una segretaria bionda e ai suoi uomini. E pure alle loro salsicce. Che schifo.