L'editoriale

francesca Belotti

Massì, facciamoci del male. Visto che le cose vanno bene, e perfino Bersani, l’ultimo leader che è riuscita a tirar fuori la sinistra, è già pronto per la rottamazione, ci si può distrarre e divertirsi un po’ a litigare fra di noi. Per cui avanti con le botte: Fini contro Berlusconi e quest’ultimo contro il presidente della Camera. Poi Giro contro la Polverini e Fare futuro, fondazione che un giorno speriamo qualcuno ci spieghi a che serve, contro Feltri. Quindi la Lega contro il nome del Cavaliere sulla lista per le regionali in Veneto e, già che ci siamo, non facciamoci mancare una bella rissa con Casini, che alleato non è  - anzi è un nemico -, ma i suoi voti ci servono per vincere nel Lazio e in Calabria. Insomma, a leggere le cronache politiche di questi giorni, ad appena due mesi dalle elezioni regionali, c’è da rimanere senza parole. Dentro e fuori il Popolo della libertà sembra una gara a farsi sgambetti. Invece di pensare a vincere bene la sfida elettorale, per poi poter affrontare quella successiva che consiste nel taglio degli sprechi e delle tasse, il centrodestra se le dà di santa ragione. Hanno cominciato i due cofondatori del partito, ma il divertente passatempo pare aver contagiato anche molti altri dirigenti, con il risultato che di questo passo si rischia di fare un gran regalo alla sinistra,  che pur essendo completamente fuori gioco  potrebbe trovarsi in dono un paio di regioni senza aver fatto nulla. Prendete ad esempio il Lazio. Fino a un mese fa il Pd e i suoi compagni erano spacciati: finiti sotto il trans di Marrazzo non si erano ancora ripresi ed era abbastanza evidente che la riconquista della poltrona era per loro una mission impossibile. Poi sono arrivate le critiche alla Polverini e la lite con l’Udc, la quale potrebbe candidare uno come Buttiglione solo per fare dispetto. Risultato? Perfino una sfegatata abortista e mangiapreti come la Bonino ha qualche possibilità di farcela in una regione dove cardinali e suore se li mettiamo insieme fanno da soli una provincia. Un altro esempio? In Calabria con Agazio Loiero non c’è neanche da discutere: dopo di lui il diluvio, ma di voti per il centrodestra. Eppure, anche qui, si sta facendo di tutto per litigare e donare ciò che resta dei democristiani alla sinistra. Altrettanto in Campania. E in Piemonte? A forza di sgambetti, pure a Nord Ovest, si rischia che qualche militante di destra finisca per tifare più per la  Bresso che per il leghista Cota. Capisco che dietro a tutto ciò ci sono solide ragioni, come ad esempio delle antiche antipatie personali. E riesco perfino a immaginare quanto sia difficile mandare giù certi rospi dopo aver coltivato l’ambizione di essere al posto loro in veste di candidati alla guida della regione. Ciò nonostante se si vuole evitare di fare doni inaspettati alla sinistra non c’è altra via: bisogna farsi andar bene il leghista, la sindacalista e – visto che non c’è fine al peggio - perfino il democristiano. Fare casino con Casini aiuta solo Bersani e ai suoi compagni. I voti dei nostalgici dello scudocrociato in alcuni casi sono indispensabili e pur sapendo che dei seguaci della Balena bianca non c’è da fidarsi, bisogna trattare. Dunque, cari amici del centrodestra, se non siete masochisti turatevi il naso e tenetevi il dc. Ah, dimenticavo, coprite pure gli occhi ai bambini: le oscenità della politica è meglio che non le vedano.