Fini querela il Giornale
«Per il doveroso rispetto nei confronti delle istituzioni non è certamente questa la sede in cui il presidente della Camera intende affrontare questa questione: accadrà certamente in altra sede, politica e giudiziaria». Così il presidente della Camera Gianfranco Fini ha concluso la breve discussione, avviata dal capogruppo del Pd Antonello Soro, che si è svolta martedì nell'aula di Montecitorio sugli attacchi da lui ricevuti dal “Giornale”. Le parole dell'ex leader di An arrivano dopo che nella mattinata di martedì Giulia Bongiorno, parlamentare del PdL e legale del presidente della Camera, con un comunicato ha dato notizia che il presidente Fini querelerà "Il Giornale". «Dando seguito al mandato ricevuto dal presidente Fini», si legge nella nota, «è stata presentata querela contro il direttore de “Il Giornale” Vittorio Feltri in relazione all'articolo 'Il presidente Fini e la strategia del suicidio lento. Ultima chiamata per Fini: o cambia rotta o lascia il Pdl». La lettera dei finiani: più cogestione nel PdL - Un «patto di consultazione permanente» tra i “cofondatori” del Pdl Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, più vertici di maggioranza e più dibattito interno, unito un giudizio severo («vicenda pericolosa e incomprensibile») sugli attacchi del “Giornale” al presidente della Camera. Questi i contenuti salienti della lettera al presidente del Consiglio Berlusconi annunciata lunedì dal vicepresidente dei deputati del PdL, Italo Bocchino, resa pubblica oggi. La novità è che sarebbero più di 50 i parlamentari ex An che l’hanno sottoscritta. Nella missiva si sostiene che gli ex An non intendono mettere in discussione la sua leadership né prefigurare «scenari diversi» dal bipolarismo, ma si chiede un intervento di Berlusconi per evitare uno sbilanciamento in favore della Lega e che la somma di problemi diversi possa creare «un corto circuito interno al nuovo partito». «In qualità di deputati quotidianamente impegnati in Parlamento a sostenere l'attività del governo ci rivolgiamo a Te», scrivono rivolgendosi a Berlusconi, «per rappresentarti un disagio che richiede un intervento al fine di armonizzare le varie anime politiche e parlamentari che si ritrovano nel Popolo della Libertà». «Più discussione interna» – Un altro passaggio è dedicato al dibattito interno all’interno del partito. «Il Popolo della Libertà deve conservare però la sua natura di partito del pensare, allenato alla discussione, avendo come priorità una solida e visibile democrazia interna. A tal fine riteniamo che sarebbe opportuno un patto di consultazione permanente tra Te e il cofondatore del Popolo delle Libertà Gianfranco Fini, al quale siamo politicamente e personalmente legati e con cui siamo entrati nel PdL e in Parlamento. Riteniamo inoltre opportuno segnalarTi la necessità di tenere dei vertici di maggioranza che coinvolgano tutto il PdL, evitando la sensazione che dalle cene del lunedì venga fuori la linea dell'esecutivo e che questa sia di fatto condizionata dalla Lega a scapito del nostro partito». «Devi intervenire» – Infine c’è un riferimento alle recenti polemiche. «Ti sottoponiamo per ultima una questione non politica ma a nostro giudizio pericolosa e incomprensibile per gli effetti che produce», scrivono i parlamentari, «Ci riferiamo alle reiterate affermazioni offensive e calunniose de “Il Giornale” nei confronti di Fini», sulle quali «ti preghiamo di intervenire quanto prima per evitare che tali problematiche possano causare un corto circuito interno al nuovo partito». «Basta con le minacce e i ricatti» – Intanto il Pd esprime piena solidarietà a Fini. Basta con le «minacce e i ricatti» nei confronti del presidente della Camera, perchè questo significa «uno schiaffo al Parlamento e alla libertà di tutti». Queste le parole pronunciate in Aula a Montecitorio dal capogruppo del Pd alla Camera, Antonello Soro. «Non saremmo degni del nostro compito nelle istituzioni né onesti con gli italiani - ha detto Soro - se considerassimo estraneo al nostro lavoro la pericolosa deriva del confronto politico nel momento in cui viene rivolta una esplicita intimidazione al presidente della Camera che si configura come un vero e proprio ricatto». Di Pietro: «Anch’io ho un dossier» - Sulla polemica di questi giorni interviene anche Antonio Di Pietro con una rivelazione. «Noi dell'Italia dei Valori abbiamo una regola: distinguere tra carte vere e carte false e buttare nel cestino i documenti anonimi e prendere in esame solo quelli di cui si conosce il mandante», ha detto Di Pietro a Montecitorio, «Proprio ieri ho ricevuto un dossier anonimo che riguardava Feltri e l’ho buttato nel cestino». Per Di Pietro dietro gli attacchi a Fini di questi giorni c’è il premier Berlusconi: «Ci sono documenti processuali che dimostrano che il presidente del consiglio è stato il mandante di numerosi attacchi ai suoi nemici. Se vuole può anche denunciarmi, e io mi presenterò con una paccata di documenti processuali che dimostrano quello che dico». Poi l’affondo: «Il presidente del Consiglio venga in Parlamento per vedere se ha ancora la sua maggioranza». «Fini», è il ragionamento dell’ex pm, «ha posto problemi reali su questioni concrete: i diritti, il testamento biologico, la priorità del Parlamento. Su questo il governo riferisca in Parlamento per vedere se c’è la maggioranza».