Il ritorno

Meno tasse e il jolly euroecco su cosa si batteràla nuova Forza Italia

Ignazio Stagno

Post fata resurgam: Forza Italia rinasce dalle ceneri. Ed è una rinascita duplice, dacché fu dalle ceneri della medesima Forza Italia che - era il 2009, sembra una vita fa - aveva visto la luce l’oggi rottamando Popolo della libertà. La fenice berlusconiana ha compiuto dunque il proprio ciclo (quello che inizia il 26 gennaio ’94: «L’Italia è il Paese che amo...»), e ora c’è solo da celebrare l’evento. I detrattori, superficiali per contratto, bollano la cosa come operazione revival: reducismo azzurro, ridotta della Brianza, sindrome da bunker e via sminuendo. Sminuendo non perché l’elemento nostalgia sia estraneo all’ operazione (lo stesso Berlusconi non fa mistero di essere mosso anche da una certa componente emotiva) ma perché è approccio eccessivamente riduttivo. Se è infatti vero che il ritorno a Forza Italia consiste anche nel rispolverare il brand che tanti successi propiziò negli anni scorsi (confidando nella sua forza taumaturgica e nella sua capacità di esorcizzare, con la nuda forza del passato, le difficoltà del presente e del futuro), lo è però anche che si tratta di un tentativo - se estremo o no lo diranno gli eventi - di riannodare  i fili di un discorso (politico, sociale, persino antropologico) spezzati da troppo tempo. Leggi l'approfondimento di Marco Gorra su Libero di sabato 16 novembre