L'editoriale
Alla Boccassini manca il pistolino fumante
di Maurizio Belpietro Ebbene sì, lo ammetto: sono ingenuo. E non perché ritenga che a rigor di logica ad Arcore non potesse funzionare un bordello a cielo aperto, fra agenti di scorta e camerieri in giacca bianca. Ma più semplicemente perché ero convinto che per chiedere la condanna di qualcuno si dovesse provare la sua colpevolezza oltre ogni ragionevole dubbio. Mentre se esiste un dubbio si sollecita l’assoluzione. Invece, dopo ieri, cioè dopo la requisitoria della pm Ilda Boccassini contro Silvio Berlusconi, per il quale sono stati richiesti sei anni per induzione allo sfruttamento alla prostituzione e per concussione, oltre all’interdizione dai pubblici uffici, mi sono convinto che la prova, la certezza della colpevolezza di una persona, è un elemento in fondo secondario all’interno di un processo. Non serve la pistola fumante per mandare in galera qualcuno, sono sufficienti le deduzioni o le interpretazioni. Anzi, le intuizioni della magistratura. Basta dire che una cosa è evidente, anche se l’evidenza non c’è, perché per esserlo - secondo la lingua italiana - dev’essere chiaramente visibile, manifesta, esposta alla vista di tutti. Così una ragazzotta con troppi soldi in tasca, con una banconota da 500 euro, diventa una evidente prostituta. I soldi non poteva procurarseli in altro modo. La fanciulla assicura che non si prostituiva e giura e stragiura che a letto con il Cavaliere non ci è mai andata? Non importa. Non c’è neanche bisogno di interrogarla in aula, basta e avanza quel che ha detto durante le indagini di polizia giudiziaria. Insomma, la vittima nega di essere vittima? E chisseneimporta, si proceda comunque, perché sarà una mentitrice orientale. Una bugiarda matricolata, che però è meglio non far sfilare di fronte ai giudici, sennò c’è pericolo di doverla incriminare per falsa testimonianza o, peggio ancora, di sostenere che vuole così spillare del denaro a Berlusconi, con il rischio di trasformarlo nella parte offesa. Ma la stranezza di un procedimento giudiziario in cui la vittima non c’è e non si dichiara tale non è la sola cosa assurda della faccenda in scena al tribunale di Milano. Anche la concussione, così come per l’induzione allo sfruttamento della prostituzione minorile, non ha vittime. Il concussore c’è ed è, manco a dirlo, il solito Cavaliere, ma le persone che sarebbero state indotte a compiere qualcosa di contrario ai doveri d’ufficio non sono né vittime né complici. La funzionaria di polizia che ricevette la telefonata di Berlusconi in cui si chiedeva di affidare la ragazza marocchina alla consigliera regionale Nicole Minetti nega di aver fatto qualcosa di contrario alla regola e dice di non essersi sentita in alcun modo pressata o, peggio, minacciata dall’allora presidente del Consiglio. Consegnò Ruby all’emissaria del Cavaliere perché le procedure lo consentivano e già in passato si era proceduto in tal modo. Stessa testimonianza è stata resa dal superiore della poliziotta, che pure parlò con l’allora premier: anche lui ha negato che Berlusconi abbia abusato della sua funzione, chiedendo una misura contraria alla legge. La pm in servizio al tribunale dei minori sostiene il contrario, ma il suo capo la smentisce e il Csm censura la pm per gli eccessi verbali. Certo, un paio di ragazze hanno sfilato di fronte ai giudici sostenendo che quelle cene erano tutto tranne che eleganti, ma molte altre hanno negato, giurando che Arcore non era una casa di appuntamenti. Magari qualche scena maliziosa, ma nulla di più. Nulla di cui vergognarsi, figurarsi se c’è qualcosa di cui pentirsi per violazione del codice penale. I magistrati hanno voluto sapere se i baci che si scambiavano i frequentatori delle cene erano alla francese oppure no. Se le trasparenze lasciavano intravedere un capezzolo o un gluteo. Ma c’era proprio bisogno di tanta morbosa curiosità? I pm sono dei guardoni? No, replicano le toghe, bisognava sapere quel che succedeva. Ma un bacio è un affare privato e anche se ci fosse stato che dimostra? Niente, ma in qualche modo contribuisce a illuminare a luci rosse gli appuntamenti. E si può condannare qualcuno per un bacio, ammesso che vi sia stato? No, non si può. Non in un Paese normale. L’elenco delle stranezze potrebbe continuare, per esempio con l’età di Ruby. Il Cavaliere sapeva che era una minorenne? No, dice la Rubacuori. No, dice lui. Ma che importa, anche questo passa in second’ordine. In primo piano resta che anche senza pistola - anzi pistolino - fumante, Berlusconi è già stato condannato. Meglio: è sempre stato condannato. Fin dal primo giorno.