Ornella Vanoni, le confessioni di una "giovane" ottantenne
La ciliegina sulla torta di una serata struggente nella quale Ornella Vanoni ha cantato ma ha, soprattutto, recitato i suoi meravigliosi 80 anni, arriva con i bis: Why, il cagnolino compagno di vita della signora della canzone, spunta sul palcoscenico e scodinzola quasi per applaudire la padrona mentre scorrono le note di Domani è un altro giorno. Il pubblico impazzisce. Stremata, ma felice per questo tour che potrebbe chiudere una storia leggendaria («Concerti così non li ripeterò di certo, stop, basta…In compenso torno al cinema: tra breve uscirà un film nel quale recito a fianco di Bisio, Pozzetto e Frank Matano»), la Vanoni svela l'origine del nome del cagnolino: «Why: nella mia vita ho dovuto affrontare così tanti perché in amore, in amicizia, sul lavoro, in famiglia, che alla fine ho pensato: lo chiamo così questo mio amorino. Perché è una parola basica di un'esistenza. La mia». Il tour in questione, del quale abbiamo visto la tappa bolognese del Teatro Duse, si intitola Un filo di trucco, un filo di tacco. Racconta Ornella: «A 80 anni ho voluto rispolverare questa frase che mi ripeteva sempre mamma: quando esci la sera metti sempre un filo di trucco e un filo di tacco. Ma non ho mai sopportato il tacco di 6 centimetri: o di 3 o di 12, non sono per le mezze misure». Difatti Ornella, sul palco, canta a piedi nudi, libera come è sempre stata quando squaderna 25 canzoni, tutte cartoline di una carriera. Da L'appuntamento a Musica musica, dalla brasileira La voglia, la pazzia a Tristezza. In coda, gli omaggi a Battisti (E penso a te), Jacques Brel (la delicata Non andare via) e a Gino Paoli (Che cosa c'è e L'albergo a ore). «Gino, Gino...Quanto l'ho amato…Io avevo appena mollato Strehler con cui mi sono messa a 20 anni, quando ero una brava ragazza e non dicevo parolacce. Ma Giorgio era sposato e la nostra relazione fu uno scandalo in quell'Italia anni '60». Poi arrivò Paoli: «Un giorno lo notai e chiesi a un amico: chi è quel bel tenebroso tutto vestito di nero? Risposta: un frocio, Ornella, stagli lontano…Non ero convinta del tutto e, quando l'ho rivisto su una spider gli ho chiesto: scusa, ma è vero che sei frocio? E Gino: io? Ma stai scherzando, lascio che lo dicano, così gli fotto le mogli! Tu piuttosto, mi hanno detto che sei lesbica…E io? Ma va…Così iniziò la nostra relazione. Un giorno gli chiesi: mi scrivi una canzone? In 20 minuti compose Senza fine. La fine è arrivata, però, e ci abbiamo messo anni per dimenticarci». E Hugo Pratt? «Hugo era un uomo sempre in viaggio e portava con sè il fascino di Corto Maltese. Cavalcava le mie malinconie». Quasi impossibile pensare a una Vanoni malinconica nel corso dei suoi ruggenti 80 anni, e invece: «Ho conosciuto e tenuto a bada la depressione vera, quella che ti porta a pensare che tutto ha una fine prima di morire. E ha reso dolorosi momenti della mia vita». Il più bel complimento arrivò, un giorno, da Mike Bongiorno: «All'epoca le cantanti avevano tutte un soprannome: la Zanicchi era l'Aquila di Ligonchio, Milva la Pantera di Goro, Mina la Tigre di Cremona e io la Cantante della Mala. Bongiorno disse: no, tu sei la signora della canzone italiana». Pensai: signora? A me che piace fare pipì sull'erba?». A 80 anni di cosa si può sentire ancora il bisogno? «A 18 volevo fare l'estetista: mi è andata meglio, no? Di amori ne ho avuti tanti: quelli grandi, quelli per necessità e quelli tappabuchi, i più tristi. Come è triste Milano…Oggi mi bastano un buon libro, un bicchiere di vino, il mare e Why che mi regala serenità. Non mi sembra vero: perché è diventato soltanto il nome del mio cagnolino». di Leonardo Iannacci