Internet, la legge che spia gli italiani: lo Stato potrà accedere a ogni tua informazione
Il 5 ottobre si vota in Senato la "Legge europea 2017", un provvedimento emanato ogni anno sull'adeguamento dell'ordinamento italiano al diritto dell'Unione europea, per il quale è prevista una discussione poco più che formale. Nelle pieghe di questo testo il governo, a firma del premier Gentiloni, ha inserito due disposizioni che potrebbero recare un grave danno alla tutela della privacy e alla libertà d'informazione, come si legge su Il Giornale. 1- La prima prevede l'allungamento dei tempi di conservazione dei dati internet e telefonici da uno a sei anni, misura contestata anche dal Garante della Privacy, Antonello Soro. Per ragioni di repressione di attività legate al terrorismo, i provider italiani, ovvero gli operatori privati che danno accesso ad internet, dovranno detenere per sei anni i dati di tutti gli italiani, a prescindere dalla commissione di un reato. Dati che potranno essere richiesti dalla magistratura qualora questa iniziasse ad indagare su un sospettato. Insomma i provider saranno a conoscenza di tutte le informazioni da noi condivise semplicemente accedendo ad internet: chat, ricerche, siti visitati. I rischi sono che hacker si impossessino di questi dati e li utilizzino per scopi personali o di terzi: mettere a tacere un giornalista scomodo, infangare un politico o rovinare un giudice. 2- L'altra norma assegna all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Agcom, il potere di intervenire in via cautelare sulle comunicazioni elettroniche dei cittadini italiani, al fine di impedire l'accesso agli stessi a contenuti presenti sul web, potere che a norma della Costituzione può appartenere esclusivamente all'autorità giudiziaria. Dal momento che nel web circolano milioni di informazioni e la maggior parte di questi dati sono detenuti all'estero, l'unico modo per bloccare la riproposizione dei contenuti vietati è intercettare tutti i cittadini italiani con una tecnica chiamata Deep packet inspection. Insomma i provider dovranno seguire la navigazione sul web degli italiani e, su decisione dell'Agcom, presa in assenza di contraddittorio e di conoscenza da parte dell'interessato, bloccare l'accesso di quest'ultimo ai siti vietati.