Verso il governo Renzi: ecco i ministri di Matteo
Le trattative frenetiche vanno avanti. Enrico Letta vede Napolitano, ma anche Renzi è salito al Colle. In questo intreccio di incontri e di dichiarazioni, ora di guerra ora di pace, l'ipotesi che pare prendere sempre più piede è quella di una staffetta Enrico-Matteo che porti il rottamatore a palazzo Chigi senza passare per le urne. Se il segretario dovesse andare al governo a quel punto l'intera truppa renziana entrerebbe nell'esecutivo. E lui la squadra di governo ce l'avrebbe già pronta. I due nomi certo sarebbero quelli di due donne: la fedelissima (e bellissima) Maria Elena Boschi, già responsabile per le riforme nella segreteria Pd, andrebbe al posto di Gaetano Quagliariello alle Riforme. E la presidente della Camera Laura Boldrini verrebbe imbarcata a Palazzo Chigi allo scopo di arpionare nella maggioranza Sinistra e Libertà. Sicuro di andare agli Interni al posto di Angelino Alfano dovrebbe essere Graziano Delrio. Per il dicastero-chiave, quello dell'Economia, si fanno i nomi di Lorenzo Bini Smaghi, Pier Carlo Padoan, Lucrezia Reichlin, ma anche dell'amministratore delegato di Luxottica e buon amico di Renzi, Andrea Guerra (che è dato in lizza anche per lo Sviluppo economico al posto di Flavio Zanonato). Lorenzo Guerini, attuale portavoce di Renzi, potrebbe essere promosso alla sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. E poi, restando ai fedelissimi del segretario, un posto a Palazzo Chigi potrebbe esserci anche per Dario Nardella, sempre che Renzi non preferisca lasciargli la successione come sindaco di Firenze. Dodici posti - Un paio di anni fa, prima delle primarie che lo videro soccombere di fronte a Pier Luigi Bersani, Renzi disse che la sua squadra si sarebbe composta di soli dieci posti, cinque donne e cinque uomini. Ora il numero potrebbe crescere a una dozzina, non di più, secondo quanto riferiscono deputati vicini al segretario. Potrebbero entrare un esponente della minoranza cuperliana e uno della corrente franceschiniana (forse Chiara Braga all'ambiente). L'area alfaniana di Nuovo centrodestra verrebbe alquanto ridimensionata: al posto della De Girolamo all'agricoltura si fanno i nomi di Ernesto Carbone, Paolo De Castro, Enrico Costa. Potrebbe non esserci più un vicepresidente del Consiglio e Ncd perderebbe pure il posto alle Infrastrutture, oggi nelle mani del ciellino Maurizio Lupi.