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Napolitano nel mirino: dopo Pdl e Grillo, la rivolta di Renzi e mezzo Pd

Giorgio Napolitano

I 5 Stelle propongono l'impeachment, il rottamatore critica sull'amnistia, i dem insofferenti per il suo attivismo: il presidente fa il premier-ombra e ora ne paga le conseguenze

Giulio Bucchi
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Ha passato il sabato a studiare la normativa sul diritto d'asilo, Giorgio Napolitano. Per questo motivo non ha potuto seguire la manifestazione di Rodotà, Zagrebelsky e gli altri in difesa della Costituzione, a Roma. L'impegno del capo dello Stato non è un dettaglio: più che presidente, negli ultimi mesi si sta muovendo da premier. Incontra i leader di partito e della società civile, ne ascolta i "report" sullo stato della maggioranza e dei vari settori culturali e produttivi, suggerisce linee guida a Parlamento e governo. Una moral suasion decisamente più forte perché obbligata dal vuoto politico creato dalle elezioni di febbraio scorso e dai mancati accordi tra Pd e Pdl (e soprattutto "dentro" il Pd) su quello che sarebbe dovuto essere il suo successore al Quirinale. Giocoforza, insomma, Napolitano ha dovuto prendere in mano le redini della difficilissima situazione italiana. Fino a oggi, pochi se ne sono lamentati. I falchi del Pdl, un po' più spesso degli altri, perché preoccupati dalla prudenza del Colle sul caso-Berlusconi. I grillini, naturalmente, che in Napolitano vedono l'esempio della vecchia politica, della Casta autoreferenziale.  Napolitano amareggiato da Grillo - Sabato, però, qualcosa è cambiato. Mentre Re Giorgio studiava un modo per risolvere l'emergenza-clandestini, in stretto contatto con Lampedusa, dal web e da Bari sono partiti un paio di attacchi nucleari verso di lui. Ha iniziato Beppe Grillo, con un tam tam mediatico sul proprio blog per chiedere addirittura l'impeachment, vale a dire la sfiducia del presidente dopo il suo invito al Parlamento di votare una misura svuota-carceri, amnistia o indulto. Il sospetto di Grillo e dei 5 Stelle è che con queste misure si vogliano salvare non tanto i poveracci chiusi in galera, quanto chi in galera o affini potrebbe finirci, come Silvio Berlusconi. "La politica pensa sempre alle minoranze. Ma chi si occupa dei diritti della maggioranza silenziosa?", chiede polemicamente nel suo ultimo blog il leader del M5S, riferendosi appunto all'amnistia. Napolitano ha incassato la richiesta di impeachment-dimissioni con amarezza.  La rivolta di Renzi e mezzo Pd - Ma il colpo di grazia al weekend (poco sereno) del presidente ci ha pensato Matteo Renzi, con l'affondo sempre sull'amnistia definita un "clamoroso autogol". Presa di posizione, quella del probabile futuro segretario del Pd, che non è andata giù al premier Enrico Letta e pure ai ministri democratici. E' sembrata, non a torto, un attacco diretto al Quirinale. "Dire non non è lesa maestà", si è difeso Renzi. Ma dietro c'è qualcosa di più che un dibattito. C'è un sentimento di insofferenza montante. Per mesi (diciamo dal dicembre 2011, con Monti premier) il Partito democratico si è messo (più per necessità che per convinzione) sotto il cappello di Napolitano, seguendone gli obiettivi: stabilità e larghe intese sono state le parole d'ordine, digerite fin qui. Ma con Renzi una parte del partito ha ritrovato la voglia di andare al voto, sentendo la vittoria possibile. E soprattutto sta maturando l'idea che stare sempre agli ordini di Napolitano significa andare a braccetto con il Pdl. Per quanto ancora si può fare? Renzi non manca mai di sottolineare sarcasticamente il suo maldipancia per governare con Brunetta. Una polemica, questa sì, diretta anche al Colle, unico vero garante e collante della maggioranza allargata. "Le critiche le facciano nel merito, tutti dovrebbero stare ai fatti", si è lamentato Napolitano. Ma forse, dopo gli attacchi a Letta ("Se fa dura, se non fa va a casa"), era inevitabile che Renzi (e mezzo Pd, compresi bersaniani, veltroniani e Giovani turchi) se la prendesse anche con Re Giorgio, il premier-ombra più ingombrante di quello vero. Il commento di un anonimo parlamentare democratico è emblematico: "Napolitano è sempre presente, controlla tutto e tutti". di Claudio Brigliadori

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