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Pdl e dimissioni, l'esercito dei ripescati che può fregare Berlusconi

Silvio alla resa dei conti: visto da Benny

Oltre cinquecento non-eletti siederebbero volentieri in Parlamento. Se dovessero dimettersi tutti, molti di loro avrebbero voglia di continuare la legislatura

Michele Chicco
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"Dimissioni di massa". Se il Partito democratico dovesse far decadere Silvio Berlusconi dal suo scranno in Senato, ministri e parlamentari del Pdl sono pronti a lasciare il Parlamento. E' stato deciso ieri sera durante la lunga riunione a Montecitorio. Poco prima della standing ovation al Cavaliere le idee erano già chiare: Renato Schifani e Renato Brunetta lo hanno detto esplicitamente e, almeno in riunione, nessuno sembra aver opposto resistenza. L'opzione è davvero sul tavolo: il Pdl con questa mossa mette sotto scacco il Pd che adesso vede traballare vistosamente le larghe intese. Se si vuole salvare Enrico Letta, insomma, bisogna salvare il Cavaliere. Ma non è detto che tutti i parlamentari, alla fine, decidano di accontentare il duo Renato&Renato.  Traditori? - In mattinata alcuni parlamentari azzurri hanno fatto sapere che tentennano all'idea di lasciare il proprio seggio: non c'è alcun vincolo di mandato e, anche se in riunione è stato deciso così, non è detto che si debba seguire ciecamente la strada scelta dai falchi. Anche un ministro di primo piano come Gaetano Quagliariello, poi, ha messo un po' di sale sulla vicenda: "Le dimissioni non si annunciano - ha detto - ma si danno". Quindi, è il senso, fino a quando non decadrà Berlusconi ogni discorso è vano. Per ora sono solo minacce.  Cosa accade - Se però, alla fine, la provocazione dei falchi dovesse diventare realtà, ecco che si aprirebbe uno scenario insolito per la politica italiana: i 97 deputati e i 91 senatori del Pdl rassegnerebbero le loro dimissioni subito dopo il voto su Silvio. A quel punto, le camere di appartenenza dovrebbero accettarle, ma, vista la legge elettorale, d'ufficio si procederebbe alla chiamata dei non-eletti. A questo punto gli incubi peggiori di Berlusconi diventerebbero realtà: l'esercito di trombati potrebbe vendicarsi con Silvio. L'elenco dei senatori e dei deputati non eletti raccoglie centinaia di delusi, anche piccoli politici di provincia che a febbraio hanno creduto davvero nel sogno di diventare parlamentari. Molti di loro, è certo, tradirebbero pur di poter partecipare, anche per pochi mesi, all'attività legislativa. Sarebbe, in effetti, la vendetta perfetta: fredda e spietata.  I non eletti del Pdl alla Camera   I non eletti del Pdl al Senato   Alleati - Ragionando per assurdo, inoltre, si scopre che anche qualora tutti i non-eletti decidessero di dimettesi, entrerebbero in Parlamento quelli che erano, all'epoca, alleati del Pdl e che adesso, invece, siedono all'opposizione. Esclusa la Lega Nord, che ha annunciato di richiamare i suoi parlamentari quando lo farà il Pdl, restano i parlamentari di Fratelli d'Italia. I meloncini siedono all'opposizone e, ad oggi, hanno un gruppo parlamentare composto da nove deputati. In Senato non ci sono, ma le speranze di vedere il gruppo Fdi a Palazzo Madama esistono, anche se sono ridotte al lumicino. Anche per loro sarebbe una bella rivincita. Per assurdo, però.  di Michele Chicco

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