Pdl e dimissioni, l'esercito dei ripescati che può fregare Berlusconi
Oltre cinquecento non-eletti siederebbero volentieri in Parlamento. Se dovessero dimettersi tutti, molti di loro avrebbero voglia di continuare la legislatura
"Dimissioni di massa". Se il Partito democratico dovesse far decadere Silvio Berlusconi dal suo scranno in Senato, ministri e parlamentari del Pdl sono pronti a lasciare il Parlamento. E' stato deciso ieri sera durante la lunga riunione a Montecitorio. Poco prima della standing ovation al Cavaliere le idee erano già chiare: Renato Schifani e Renato Brunetta lo hanno detto esplicitamente e, almeno in riunione, nessuno sembra aver opposto resistenza. L'opzione è davvero sul tavolo: il Pdl con questa mossa mette sotto scacco il Pd che adesso vede traballare vistosamente le larghe intese. Se si vuole salvare Enrico Letta, insomma, bisogna salvare il Cavaliere. Ma non è detto che tutti i parlamentari, alla fine, decidano di accontentare il duo Renato&Renato. Traditori? - In mattinata alcuni parlamentari azzurri hanno fatto sapere che tentennano all'idea di lasciare il proprio seggio: non c'è alcun vincolo di mandato e, anche se in riunione è stato deciso così, non è detto che si debba seguire ciecamente la strada scelta dai falchi. Anche un ministro di primo piano come Gaetano Quagliariello, poi, ha messo un po' di sale sulla vicenda: "Le dimissioni non si annunciano - ha detto - ma si danno". Quindi, è il senso, fino a quando non decadrà Berlusconi ogni discorso è vano. Per ora sono solo minacce. Cosa accade - Se però, alla fine, la provocazione dei falchi dovesse diventare realtà, ecco che si aprirebbe uno scenario insolito per la politica italiana: i 97 deputati e i 91 senatori del Pdl rassegnerebbero le loro dimissioni subito dopo il voto su Silvio. A quel punto, le camere di appartenenza dovrebbero accettarle, ma, vista la legge elettorale, d'ufficio si procederebbe alla chiamata dei non-eletti. A questo punto gli incubi peggiori di Berlusconi diventerebbero realtà: l'esercito di trombati potrebbe vendicarsi con Silvio. L'elenco dei senatori e dei deputati non eletti raccoglie centinaia di delusi, anche piccoli politici di provincia che a febbraio hanno creduto davvero nel sogno di diventare parlamentari. Molti di loro, è certo, tradirebbero pur di poter partecipare, anche per pochi mesi, all'attività legislativa. Sarebbe, in effetti, la vendetta perfetta: fredda e spietata. I non eletti del Pdl alla Camera I non eletti del Pdl al Senato Alleati - Ragionando per assurdo, inoltre, si scopre che anche qualora tutti i non-eletti decidessero di dimettesi, entrerebbero in Parlamento quelli che erano, all'epoca, alleati del Pdl e che adesso, invece, siedono all'opposizione. Esclusa la Lega Nord, che ha annunciato di richiamare i suoi parlamentari quando lo farà il Pdl, restano i parlamentari di Fratelli d'Italia. I meloncini siedono all'opposizone e, ad oggi, hanno un gruppo parlamentare composto da nove deputati. In Senato non ci sono, ma le speranze di vedere il gruppo Fdi a Palazzo Madama esistono, anche se sono ridotte al lumicino. Anche per loro sarebbe una bella rivincita. Per assurdo, però. di Michele Chicco