Travaglio, Gramellini, Repubblica, CorriereTutti ai piedi della Merkel per sputtanare l'Italia...
Le bordate contro la "politica del rigore" di Berlino sono solo un ricordo. La stampa si schiera con Angela: "E' un grande leader, non come i nostri politici..."
Nessuno tocchi la Merkel. La "furba massaia tedesca", per dirla alla Brunetta, che vuole "germanizzare l'Europa", adesso è l'icona del buon governo della sinistra e delle sue "penne rosse". Il primo ad aprire il valzer del "siamo tutti Berlinesi" è stato il premier Enrico Letta: "Sono molto soddisfatto per la vittoria della Merkel. Lei è un argine per l'Euro e soprattutto per i partiti che non vogliono la moneta unica". Infatti oggi in Italia sostenere l'uscita dall'Europa è peccato mortale. Come lo è criticare Frau Merkel. Così dopo il "peana" del premier a ruota tutta la stampa, soprattutto quella di centrosinistra si è imbarcata su carro di Angela. E gli endorsement sono davvero tanti. "Er Marko" - Marco Travaglio dedica un intero editoriale alla Merkel. Un elogio che come sempre sfocia nella retorica anti-Cav. Travaglio usa un vecchio schema comunicativo: prende in giro il nemico Pdl per accarezzare la Cancelliera. Così Marco Manetta cita Cicchitto (che parla di larghe intese tedesche e dell'esempio italiano piegato dalla "guerriglia giudiziaria") per dire che in Germania la musica è diversa: "Il guaio è che, in tedesco, “guerriglia giudiziaria” è intraducibile, anzi la Merkel è lì proprio grazie alle indagini su Helmut Kohl, che si dimise per pochi milioni di finanziamenti occulti al partito (nemmeno a lui), anche perché non aveva tra i piedi nessun Kikkitten". Poi è il turno della Lega. Maroni ha sottolineato che le alleanze tra Cdu e la Csu bavarese sono un modello da replicare in Italia. Ed ecco che arriva la bordata Travaglina: "Maroni parla dall'alto del suo 3 virgola qualcosa. La Germania è tutta un'altra storia. E la Lega non è la Csu bavarese. I tedeschi le cose le sanno fare". E giù applausi per "Er Marko". "Senza Scilipoten" - Poi è il turno di Massimo Gramellini che su La Stampa vuoe unirsi al coro del "brava Merkel" con un editoriale al miele per la Cancelliera. Gramellini usa la stessa tecnica di Travaglio, per elogiare la Merkel sputtana l'Italia. Per Gramellini la Germania è "il Paese senza Scilipoten": "Viste da qui, le elezioni tedesche sono state un fenomeno paranormale. Alle sei le urne erano chiuse, alle sei e un quarto si sapeva già chi aveva vinto, alle sei e mezza Merkel si concedeva un colpo di vita e stiracchiava le labbra in un sorriso, alle sette meno un quarto il suo rivale socialdemocratico riconosceva la sconfitta e alle sette tutti andavano a cena perché si era fatta una cert'ora. Qualsiasi paragone con le drammatiche veglie elettorali di casa nostra (…) sarebbe persino crudele. La diversità germanica rifulge ancora di più il giorno dopo. Pur stravincendo, Merkel ha mancato la maggioranza assoluta per una manciata di seggi. Eppure non invoca premi di maggioranza o altre manipolazioni del responso elettorale e si prepara serenamente ad aprire le porte del potere a uno dei partiti perdenti: socialdemocratici o Verdi". Insomma chiudere i seggi alle 18:00 e non chiedere premi di maggioranza è un esempio di civiltà per tutta l'Europa. Poi Gramellini va oltre e fa ancora paragoni tra Berlino e Roma: "Nessun giornalista moderato grida al golpe. Nessun intellettuale progressista raccoglie firme per intimare ai propri rappresentanti di non scendere a patti con il nemico. Nessun Scilipoten eletto con l'opposizione si accinge a fondare un partito lillipuziano per balzare in soccorso della vincitrice. Né alla Merkel passa per l'anticamera del cervello e il risvolto del portafogli di trasformare il Parlamento in un mercato, agevolando il passaggio nelle proprie file dei pochi deputati che le basterebbero per governare da sola.La saggezza popolare sostiene che i tedeschi amano gli italiani ma non li stimano, mentre gli italiani stimano i tedeschi ma non li amano. Ci deve essere del vero. Ma ieri, oltre a stimarli, li abbiamo invidiati un po'". Forse lui. Non certo tutti gli italiani. Gli elogi di Corriere e Repubblica - Ma c'è poco da fare la "moda-Angela" ha ormai contaggiato tutti. "Repubblica" dedica ben 6 pagine alla vittoria di Frau Merkel, con toni triofalistici del tipo: "La Merkel è la mamma che rassicura i tedeschi" oppure "nucleare e diritti civili, così è cambiato il Paese". E se Repubblica si scopre tedesca, il Corriere lo è già da un pezzo. Paolo Lepri canta le gesta di Angela: " In uno scenario dominato da tempo dalla crisi dei grandi partiti, alla Cancelliera è riuscito il miracolo di rivitalizzare una forza politica come la Cdu che nel passato ha dato segnali di stanchezza, riducendo il tasso di ideologia e aprendo alle proposte degli altri. Non è solo una personale capacità di mediazione quella che ha permesso ad Angela Merkel di occupare con fermezza il centro e il centro-sinistra dello schieramento, ma la comprensione del bisogno di continuità positiva che anima le democrazie. La sua sfida vincente è stata anche quella di attirare consensi fuori dalla appartenenza storica ad uno o ad un altro campo". Insomma per tutti la Merkel è un toccasana per l'Europa. Eppure solo qualche settimana fa gli stessi che la elogiano oggi criticavano "la politica del rigore di Berlino". Anche in questo restiamo italiani. Siamo volubili e opportunisti. I tedeschi in questo non ci copieranno mai. (I.S.)