Governo, Nencini: "Italicum fatto per far fuori Grillo, se alle Europee M5S vince la legge elettorale cade"
Due indizi fanno una prova: l'Italicum è nato per far fuori Grillo. E se a dirlo sono due esponenti del governo, ci sarebbe sufficiente materiale per sostenere la tesi del "complotto". Dopo Mario Mauro dei Popolari per l'Italia, anche il sottosegretario alle Infrastrutture Riccardo Nencini, socialista, ha svelato gli altarini della legge elettorale: "L'Italicum era stato concepito per mettere fuori gioco Grillo e per ridurre a due, centrodestra contro centrosinistra, un ragionamento che fosse all'interno di una cornice europea, con una proposta di legge che però era troppo debole per raggiungere questo obiettivo - ha spiegato Nencini ad Agorà, su Raitre -. Se Grillo diventa il secondo partito alle europee - ha concluso - l'Italicum cade". Se Grillo fa boom... - Un messaggio spedito a Palazzo Chigi nel momento più difficile per il premier Matteo Renzi, alle prese con una vera e propria sindrome da sorpasso. Secondo gli ultimi sondaggi che girano nelle sedi di partito, infatti, a una settimana scarsa dalle elezioni europee il Movimento 5 Stelle potrebbe superare il Pd oltre la fatidica quota del 30%, spinto da astensionismo e disaffezione per la politica. In ogni caso, appare sempre più probabile che Forza Italia resti al palo, retrocedendo a terzo partito. Se così sarà, a giugno cambierebbero inevitabilmente anche le carte in tavola della legge elettorale. L'Italicum è fermo alla Camera, approvato in prima lettura grazie ai voti degli uomini di Berlusconi e in attesa che al Senato passi il testo sulla riforma di Palazzo Madama. Tempi molto lunghi, che di per sé congelano la stessa legge elettorale. Che a quel punto sarebbe a forte rischio ribaltone, per due motivi: sarebbe molto difficile, per Renzi, ignorare nel dibattito sulle riforme la posizione di quello che, ancora una volta, gli elettori hanno incoronato essere tra i principali, se non il principale partito italiano. Secondo punto: altrettanto difficilmente Silvio Berlusconi incasserebbe un flop elettorale senza batter ciglio, mettendo cioè in discussione l'intesa con il Pd sulle riforme. Il bivio di Renzi - A quel punto il premier avrebbe due opzioni: o mandare all'aria il patto del Nazareno, tentando un'ardita e forse controproducente intesa con i grillini (o parte di essi). Oppure buttarsi nella prova di forza, accelerando i tempi e tornare alle urne, magari già il prossimo autunno. A quel punto, con le riforme lasciate a metà, si andrebbe a votare alla Camera con l'Italicum e al Senato con quella sorta di Mattarellum uscito dalla bocciatura della Consulta sul Porcellum. Un caos, in ogni senso.