I tagli flop della Boldrini: paga dei deputati giù dell'1.3%
Una delle istituzioni più care al mondo, la Camera dei deputati guidata da Laura Boldrini, si autocelebra mettendo nero su bianco il budget di spesa per il 2014 sostenendo di avere ridotto dal 2008 ad oggi la spesa di funzionamento di 31,4 milioni di euro. La cifra sembra rilevante, ma è pari al 2,95% del bilancio. La Camera più che tirare la cinghia ha dunque rinunciato ad abboffarsi mentre veniva subissata dai fischi degli italiani. A loro sembra una impresa pazzesca quel taglietto del 2,95%. Però è circa un terzo di quanto è stato portato via agli italiani nello stesso periodo anche grazie alle meravigliose leggi che la Camera ha approvato. Fra il 2008 e il 2013 in fatti il Pil, che è l'indicatore della ricchezza degli italiani, è sceso in valore assoluto del 7,2%. Anche con quel taglietto quindi a Montecitorio il livello di vita è stato ben al di sopra di quello medio degli italiani. Esultare come si fa ora per quei risparmi rischia di essere grottesco. E ancora di più annunciare come è verbalizzato in ufficio di presidenza il gran taglio previsto per l'anno in corso anche al trattamento economico omnicomprensivo dei deputati (indennità, diaria, rimborsi spese e benefit vari come taxi e telefono). Ammonta a 1,9 milioni di euro rispetto al 2013, e già in sé la cifra non sembra chissà che: si tratta di una riduzione complessiva di spesa per ogni deputato di 250 euro lordi al mese. Percentualmente rappresenta appena l'1,3% della spesa totale per ciascuno di loro, una carezza appena su cui sarebbe meglio sorvolare più che strombazzare. In valore assoluto ovviamente ma anche in valore percentuale assai più sensibile è invece il taglio che verrà effettuato al capitolo della spesa per il personale del palazzo principale (e fra poco quasi unico) della politica italiana. Si riduce di 14 milioni di euro, che percentualmente significa meno 5,3 per cento: un taglio quasi triplo a quello che si sono riservati per sé i deputati. Gran parte della riduzione del trattamento comprensivo per i deputati è dovuto a una diversa sistemazione dei rimborsi telefonici. Ammontavano a circa 3.100 euro all'anno, sono scese a 1.200 euro. Per ogni deputato si risparmiano dunque 1.900 euro, vale a dire 158 euro al mese, più della metà di quella riduzione che si citava prima. Ma non ne risentiranno troppo. Perché se prima la Camera rimborsava forfettariamente quelle spese sulla base di tariffe telefoniche che da lustri non esistono più sul mercato. Ora per la prima volta la Camera acquisterà per ognuno di loro una sim card che avrà un contratto a canone fisso. Con 100 euro al mese di abbonamento potranno fare secondo le tariffe attuali di qualsiasi gestore telefonico telefonate a go-go, pubbliche e private, mettendoci dentro anche un buon numero di chiamate internazionali durante l'estate. A quel prezzo ormai i gestori offrono anche cena e dopocena a chiunque fosse disposto a pagarlo. Ci rimetteranno quindi solo sulla carta. Fra le novità della cinghia appena tirata anche quella che cambia i benefit per gli ex presidenti della Camera. Erano già stati rivisti all'epoca di Gianfranco Fini, assegnandoli per 10 anni e non a vita agli ex e a lui stesso. Poi si era lasciato intendere che sarebbe stata l'ultima volta, da questa legislatura nessun ex avrebbe più avuto benefit. Non sarà così: i privilegi vengono circoscritti alla disponibilità di un ufficio presso alla Camera e a una dotazione di personale di segreteria. Ma la loro durata è 5 anni. Praticamente ne godrà solo Fini. Per tutti gli altri che i 5 anni ormai hanno già passato da quando hanno lasciato la carica i privilegi saranno prorogati fino al 30 settembre di questo anno. Da ottobre non avranno più ufficio a Montecitorio Luciano Violante. Irene Pivetti, Luciano Violante, Pierferdinando Casini (che comunque è senatore) e Fausto Bertinotti. Potranno però ancora usare posta elettronica e accedere alla rete Intranet della Camera, e manterranno anche una casella per ricevere la posta ordinaria. di Fosca Bincher