Tasi, finanzieremo noi le detrazioni-beffa
Non sempre e non ovunque. Ma nella stragrande maggioranza dei casi la nuova Tasi di Matteo Renzi si preannuncia un balzello altrettanto se non più pesante della vecchia Imu di Mario Monti. Buona parte dell'impianto fiscale sulla casa il neo premier lo ha sicuramente ereditato dal precedente governo Letta, di cui il Pd era comunque azionista di maggioranza, ma sull'ultimo tassello della riforma c'è, nero su bianco, la sua firma. E non è cosa da poco, perché il provvedimento varato venerdì scorso dal Consiglio dei ministri è quello che ha sancito ufficialmente lo scippo delle detrazioni sulla prima casa ai danni dei cittadini. Nel testo che consegna ai sindaci la possibilità di aumentare ulteriormente la Tasi (ora il tetto è al 2,5 per mille per la prima casa e al 10,6, compresa l'Imu, per la seconda) fino allo 0,8 per mille per finanziare gli sconti, infatti, si prevede anche che il fondo di compensazione destinato ai Comuni (innalzato da 500 a 625 milioni) non sia più soggetto «al vincolo di destinazione del contributo alle detrazioni, inizialmente previsto dalla legge di stabilità». In soldoni, il peso delle detrazioni sulla casa, che con la vecchia Imu (200 euro di base e 50 euro per ogni figlio) era finanziato dallo Stato, viene ora con la Tasi scaricato interamente sulle spalle dei contribuenti. Comuni e governo centrale non sborseranno un euro, mentre alcuni cittadini, attraverso l'aumento dello 0,8 per mille, finanzieranno le agevolazioni per i più fortunati. Capire quanto inciderà questa torta da circa 1,4 miliardi gestita dai sindaci e autofinanziata dai proprietari di case non è facile. Le prime simulazioni, però, parlano di cifre (63 euro in media) assai inferiori a quelle previste con l'Imu. Forse appena sufficienti, ma c'è chi sostiene di no, ad evitare che chi nel 2012 grazie alle detrazioni non ha pagato balzelli sulla prima casa, si trovi ora paradossalmente a dover pagare la Tasi sui servizi indivisibili. Il quadro complessivo è poco incoraggiante. Senza detrazioni, secondo le stime effettuate dalla Uil Servizi territoriali, l'aliquota Tasi al 2,5 per mille porterebbe i cittadini di molte città (ad esempio Bologna, Genova e Milano) a sborsare più quattrini di quanto sia avvenuto con l'Imu. Se poi l'aliquota salisse per consentire ai sindaci di finanziare gli sconti, il sorpasso Tasi-Imu si verificherebbe in moltissimi comuni anche con le detrazioni. È il caso, ad esempio, di Milano, dove rispetto ad una Imu media sulla prima casa nel 2012 di 292 euro la Tasi al 2,9 per mille con detrazioni costerebbe in media 301 euro, quella con aliquota al 3,3 per mille (il massimo consentito dalla legge) arriverebbe invece a 358 euro. Stesso discorso per Bologna. Nel 2012 i cittadini hanno pagato in media 321 euro di Imu sull'abitazione principale. Ebbene, con aliquota al 2,9 per mille, compresi gli sconti, nel 2014 i bolognesi dovranno sborsare in media 345 euro. Se l'asticella viene portata al 3,3 per mille gli euro diventano 410 euro. Con l'aliquota massima il rischio beffa sulla Tasi è abbastanza generalizzato. Senza detrazioni il conto diventa più salato del 2012 quasi ovunque. Con gli sconti il danno si riduce, ma non di molto. E tra i comuni colpiti dalla nemesi del balzello sulla casa finisce anche la Firenze dell'ex sindaco Renzi, i cui cittadini si troveranno a pagare in media una Tasi di 308 euro rispetto ad una Imu di 295 euro. Al di là delle medie, la Tasi sull'abitazione principale raggiungerà in alcuni casi dei picchi che faranno davvero rimpiangere la vecchia Imu. Per un alloggio di 120 metri quadri in categoria A/2 a Torino si pagheranno, ad esempio, ben 721 euro di Tasi, mentre a Rome e Milano e Genova il salasso sarà di circa 700 euro. Per un ben più economico e popolare appartamento A/3 di 80 metri quadri il conto sarà di 443 euro a Roma, di 386 euro a Bologna e di 353 euro a Torino. Inutile dire che la stangata più pesante sarà quella che si abbatterà sulle seconde case. Qui i calcoli sono facili. Nella migliore delle ipotesi, praticamente di fantascienza, tutto resterà come prima. Nell'ipotesi più probabile, quella che i comuni sfrutteranno tutta la facoltà impositiva concessa dal governo portando l'aliquota all'11,4 per mille, sarà un massacro, considerato poi che i proprietari di casa dovranno farsi carico anche della reintroduzione dell'Irpef al 50% sulla rendita dell'immobile. Per quanto riguarda la sola Tasi-Imu, sempre secondo le rilevazioni della Uil, a Roma si passerà da una media di 1.664 euro a 1.774 euro. A Torino da 1.707 a 1.819 euro. Mentre a Milano il conto salirà dai 1.516 euro del 2012 a 1.616 euro del 2014. La mossa di Renzi non è passata inosservata. Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ha lanciato l'hastag #Renzitaglialetasse, ripreso anche dalla Uil. Maurizio Gasparri ha twittato: «Il governo Renzi aumenta ancora la già devastante tassazione sulla casa. La rivoluzione fiscale immaginaria avviene nei convegni e nei social network. La rapina fiscale vera invece continua a Palazzo Chigi». E di «tassa continua» sulla casa parla anche il presidente della commissione finanze della Camera, Daniele Capezzone, promettendo «opposizione netta». di Sandro Iacometti @sandroiacometti