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Fabrizio Frizzi, tutta la verità sul male al cervello che non gli ha dato scampo

Giulio Bucchi
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Fabrizio Frizzi è stato molto sfortunato, perché in genere la temibile emorragia cerebrale che lo ha colpito non sempre causa la morte, soprattutto in pazienti che sono sottoposti a cure mediche quotidiane e sotto stretto controllo, sia clinico che radiologico, per varie patologie, e perché tutto dipende da dove essa si manifesta. L' emorragia cerebrale è una sindrome neurologica acuta, causata dalla rottura di un vaso arterioso del cervello e al conseguente stravaso di sangue nel parenchima cerebrale, che ne viene inondato e soffocato. L' evento più frequente che provoca questo danno vascolare è l' ipertensione arteriosa, ma altre cause comuni possono essere gli ematomi che si formano in seguito a traumi del cranio, la rottura di malformazioni dei vasi come gli aneurismi, i tumori cerebrali primitivi o metastatici, oppure, più raramente, alcune malattie emorragiche o le complicanze dell' uso di farmaci anticoagulanti. Leggi anche: La sconvolgente verità di Magalli sulla malattia di Frizzi L' emorragia, dovuta alla rottura di un vaso sanguigno nella testa, può verificarsi nello spazio compreso tra il cranio e le meningi (emorragia subdurale e subaracnoidea) cioè esternamente al cervello stesso, e in questo caso è facilmente risolvibile con un intervento chirurgico aspirativo e non invasivo. Nel caso in cui invece, come è evidente sia accaduto a Fabrizio Frizzi, la perdita di sangue avviene all' interno del cervello, ovvero dentro la massa cerebrale bianca o grigia o dentro le sue cisterne (ventricoli cerebrali) la situazione si complica di molto, perché i sintomi compaiono all' improvviso, senza prodromi, e possono evolvere anche molto rapidamente. Se il paziente è in questi casi ancora vigile, orientato e collaborante, può riferire cefalea acuta (forte mal di testa) e presentare vomito senza nausea, ma può anche arrivare in ospedale in stato di coma più o meno profondo, ed avere subito crisi comiziali (epilessia), paralisi, irregolarità respiratorie, aumento della pressione arteriosa e anomalie della temperatura corporea,tutti sintomi che aggravano di molto la prognosi. Prognosi variabile - Dal punto di vista clinico, cioè visitando il malato, non è possibile differenziare una emorragia cerebrale da un ictus ischemico, dovuto invece a un trombo, perché solo una Tac permette la diagnosi certa, differenziando i versamenti emorragici, con la conseguente inondazione di sangue del cervello, dalle aree ischemiche dovute alla trombosi di un vaso. Inoltre la prognosi dell' emorragia cerebrale è molto variabile in base alla tipologia di sanguinamento, alle dimensioni dello stesso e alla causa che lo ha provocato, oltre che alle complicanze cardiache, come le aritmie, dovute alla perdita di sangue, che spesso risultano mortali. Nello scorso ottobre Fabrizio Frizzi era stato colto in diretta televisiva da un malore riconducibile ad una patologia cerebrale, e lo stesso conduttore, dopo un periodo di cure, disse: «Non è ancora finita, lotto come un leone, e se guarirò racconterò tutto nei dettagli, perché diventerò testimone della ricerca scientifica, la stessa ricerca che ora mi sta aiutando». Quindi il conduttore televisivo più amato dagli italiani era consapevole di essere affetto da una malattia che aveva coinvolto il suo cervello e che il suo non era stato soltanto un accidente vascolare, perché quella "ischemia" che lui stesso aveva raccontato era stata invece solo il primo campanello di allarme di una patologia che non era stata operata, ma che aveva segnato i presupposti della sindrome neurologica che lo ha condotto all' emorragia fatale. Esempio per tanti - Fabrizio Frizzi in questi mesi di fatica fisica e psicologica, tra esami, cure quotidiane radioterapiche e chemioterapiche, effetti collaterali evidenti, controlli e riabilitazione, non si è però sottratto a vivere la vita, a continuare a lavorare in televisione, consapevole di condurre una «battaglia non facile», come lui stesso ha definito il percorso della sua patologia, nella speranza di poter vincere la sua guerra personale, come ha più volte dichiarato. Purtroppo non è andata così, ma il suo esempio sarà di aiuto ai tanti malati che si trovano nella sua stessa condizione, che hanno la sua stessa voglia di vivere e di combattere, che non si arrendono, e che non si lasciano abbattere dalla sua morte, perché sperano di essere più fortunati di lui. E perché anche nelle gravi malattie, qualunque sia il loro percorso, terapeutico e patologico, un pizzico di fortuna ci vuole, e a volte può cambiare addirittura la prognosi. di Melania Rizzoli

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