Pdl, Santanchè: "Se il Pd non mi nomina alla vicepresidenza, è un problema politico"
La pasionaria del Pdl, in lizza alla Camera, avverte democratici e Letta: "Mi stupirei se qualcuno piazzasse trappole"
"Questo è un governo di coalizione, o no? Io a quello sono rimasta. Mi stupirei se qualcuno pensasse di piazzare trappole. Se poi non mi voteranno, pazienza. Sarà un problema politico, non di Daniela Santanchè". E' proprio Daniela Santanchè, capofila dei falchi del Pdl, a mandare un mesaggio forte e chiaro ai colleghi del Pd, che la scorsa settimana hanno fatto saltare e slittare la sua nomina alla vicepresidenza della Camera. Come nel caso di Nitto Palma alla presidenza della commissione Giustizia, non si tratta di una semplice formalità. Molti hanno letto l'ostracismo dei democratici come un segnale al governo Letta: l'intesa con il Pdl scricchiola e non votare la Santanchè sarebbe un ammiccamento a Sel e M5S. "Non è la battaglia della mia vita", ha poi minimizzato la Santanchè ospite di Lucia Annunziata a In mezz'ora su Raitre, ma è chiaro che il destino della "Pitonessa" (così si è autodefinita la Santanchè, preferendo il termine a quello forse abusato di "falco") è legato a doppio filo a quello dei rapporti tra Pdl e Pd. E lo stesso segretario azzurro Angelino Alfano (che pure con Daniela non ha un bel rapporto) ha avvertito i democratici: "Niente scherzi sulla Santanchè". Falchi contro colombe... e Brunetta - Occhio al fuoco amico, però. Perché nonostante le parole di Alfano la Santanchè ha qualche avversario anche all'interno del Pdl. Nei prossimi mesi ci sarà un braccio di ferro (già iniziato) tra le colombe di Alfano (più moderate e apertamente filo-governo) e i duri e puri vicini alla pasionaria e piuttosto insofferenti alle larghe intese. Qualcuno ha notato un po' malignamente che il Giornale, quotidiano di famiglia Berlusconi che con via dell'Umiltà ha un filo diretto, nel giorno del caso Santanchè ha dedicato un ritrattone tra lo sfizioso e l'affettuoso a Renato Brunetta, il capogruppo del Pdl alla Camera che passa per falco ma che, in realtà, è un po' un battitore libero. Giancarlo Perna ricorda le gaffe, le sfuriate, i colpi di spocchia e di genio di Renato, "l'orco mite che sbrana rivali e fannulloni". Le liti con Tremonti, Gelmini e Carfagna, il battibecco con la Boldrini, la nomina a capogruppo contestata dai suoi perché "antipatico anzichè empatico". Epperò, chiosa Perna, sempre meglio uno con un carattere come il suo, bellicoso, "perché in un Pdl popolato di mollaccioni, può risultare utile come una buona colt nel cassetto". Frase sibillina, che farà sorridere la Santanchè e preoccupare, forse, il mite Alfano.