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Giordano: altra giravolta di Cofferati, per una nuova poltrona si fa beffe dei suoi elettori

Eliana Giusto
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«Ho puntato tutto sull'Europa, questo è stato il segreto. La gente ha voglia d'Europa». È il 28 maggio 2014 e Sergio Cofferati ha appena ottenuto 121.146 preferenze che lo spediscono, per la seconda volta, sulla comoda e danarosa poltrona di Bruxelles. E ci tiene a spiegare l'importanza di questa missione, in cui crede fortemente: «Laddove si decide tutto oggi è l'Europa. Anche sul lavoro, per dire. Si decide in Europa». E si dà due missioni importanti per il nuovo mandato: «Bisogna far conoscere le istituzioni europee e coinvolgere gli elettori in quel che faccio nell'europarlamento». Vaste programme, mon cher, avrebbe detto il generale De Gaulle: sono passati esattamente 164 giorni, poco più di 5 mesi, è cotanto europeismo viene buttato alle ortiche, insieme alle preferenze degli elettori. Sergio Cofferati ha deciso infatti di candidarsi per diventare governatore della Liguria. Ma come? Non si decideva tutto in Europa? Non bisognava far conoscere le istituzioni europee ai cittadini? Non volevamo coinvolgere gli elettori a Bruxelles? Già immaginiamo il primo discorso d'insediamento: «Ho puntato tutto sulla Liguria…». Naturalmente la candidatura di Cofferati è nel segno del rinnovamento. Lo ha annunciato lui stesso, in una conferenza stampa nel foyer del Teatro Felice di Genova: «la politica è servizio» (l'ha detto sul serio, giuro),«farò un sacrificio» (non ci crederete ma ha detto anche questo) e soprattutto «bisogna innovare e cambiare». Tutti d'accordo, no? E che cosa c'è di meglio per innovare e cambiare che un 66enne, che ha cominciato a frequentare i palazzi quando portava i calzoni corti, eletto nella segreteria generale della Cgil quando c'era il VI governo Andreotti, leader sindacale dal 1988, cioè prima che fosse abbattuto il muro di Berlino, protagonista della concertazione del 1992 e di tutte le battaglie politiche degli ultimi trent'anni? È perfetto, non credete? Purtroppo Luciano Lama e Bruno Trentin ci hanno lasciato, altrimenti avremmo potuto essere anche un po' più audaci nel rinnovamento… Dopo l'ascesa di Gentiloni alla Farnesina, la candidatura di Cofferati alla Liguria, in effetti, è il miglior passo avanti sulla strada della post-rottamazione. Avanti di questo passo e Renzi, che è capace di tutto, potrebbe annunciare il nuovo hastag: #latradizionenonsibutta o #gallinavecchiafabuonbrodo. Sarebbe una svolta a sorpresa: addio Madia, recuperiamo Rosy Bindi, basta con la Boschi meglio Livia Turco, perché insistere con Filippo Taddei riesumiamo Antonio Bassolino. Cofferati, per la verità, si presenterà alle primarie, e quindi sarà scelto non dal premier ma dai cittadini. Però, dalla sua parte, ha un bel vantaggio: è milanese, ha vissuto a lungo a Roma, è stato sindaco di Bologna, è passato da Bruxelles e ora si candida a governatore della Liguria. Anche questa è una importante novità, nel segno del rispetto delle particolarità locali e della valorizzazione delle forze emergenti sul territorio. La Liguria ai liguri, insomma. O, in alternativa, ai cinesi. Il cinese, ve lo ricordate? Detto anche Tex Willer per la sua passione per i fumetti, pari solo a quella per la fantascienza. «Cari politici, prendete esempio da Philip Dick», disse in un'indimenticabile intervista citando l'autore, fra l'altro, di «Noi marziani» e «Illusione di potere». E Renzi l'ha preso in parola, soprattutto per quanto riguarda l'illusione. Cofferati, in effetti, non è l'unico candidato del Pd in Europa a scegliere dopo poche settimane la via di casa: prima di lui l'ha già fatto Alessandra Moretti (candidata in Veneto) e sta meditando di farlo anche Pina Picierno (candidata in Campania?). Ma come non erano quelli dell'«importanza assoluta di Bruxelles»? Non volevano «cambiare verso all'Europa»? Non dicevano «andiamo là per contare»? Illusione di potere, per l'appunto. Sono andati là per contare sì: ma solo per contare i giorni necessari a trovare una poltrona più vicina a casa. A questo punto, però, chiediamo un favore. Uno solo. Passi la presa per i fondelli dell'Europa, passi per la rottamazione che funziona a intermittenza come l'albero di Natale, passi persino per Cofferati che si candida per spirito di servizio, con sacrificio e nel segno dell'innovazione. Facciamo passare tutto, ma per cortesia, in cambio, almeno smettetela di frantumarci gli zebedei con la storia delle preferenze, e l'«importanza delle preferenze», il «valore delle preferenze», il «rapporto fra eletto e elettore», e consimili balle annesse e connesse. Cofferati aveva preso 121.146 preferenze e non ha esitato a farne coriandoli di fronte alla possibilità di diventare governatore. Carta straccia. E pensare che nel 2011, quando si parlava di lui come di possibile candidato sindaco disse: «Sono stato chiamato dagli elettori a svolgere un ruolo al Parlamento europeo e intendo onorare fino in fondo il mio mandato. Non mi candido a Genova perché a Genova ci sono risorse locali per rispondere alle esigenze locali». Belle parole, no? Ma forse era solo perché lo spirito di servizio, in quell'occasione, garantiva uno stipendio troppo basso. di Mario Giordano

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