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Selvaggia Lucarelli e la lettera a Raoul Bova

Lucia Esposito
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Caro Raoul Bova, scusa se ti scrivo anche io. È la seconda lettera che ricevi in due giorni e considerato che sei pure reduce da quelle di Equitalia, ti manca solo quella della chiamata al fronte. Farai brillare la cassetta delle poste entro sera, come darti torto. Lo so. Lo so come devi sentirti oggi dopo la missiva della tua ex suocera. Asfaltato. Mi rendo conto che sia una sensazione devastante, ma io sono qui per aiutarti a comprendere, con dolcezza, gli errori, i tuoi errori, che hanno provocato il precipitare degli eventi. Intanto, io cercherei l'aspetto positivo. In un universo traboccante di «cornuti e mazziati», tu sei il primo «cornificante e mazziato» della storia coniugale d'Italia e ammettiamolo, nessuno, prima della tua ex suocera, ti aveva mai assegnato un ruolo così interessante in 22 anni di carriera cinematografica. Ma veniamo alle note dolenti. Tanto per cominciare, Raoul, lo sapevi, lo sapevamo tutti che la tua ex suocera al primo passo falso ti avrebbe incenerito. Era un epilogo annunciato da anni. Ma io dico: come t'è venuto in mente di andarti ad inguaiare con la figlia del più agguerrito avvocato matrimonialista d'Italia? Anna Maria Bernardini De Pace, una che ha la parola «pace» nel cognome e da sola sarebbe capace di dichiarare guerra alla Russia e costringere Putin a cedere l'usufrutto del Cremlino all'ex moglie. Se fossi stato avveduto, Raoul, avresti fatto quello che fanno tutti gli attori, ovvero accoppiarti con una collega attrice di quelle che rilasciano interviste per dire che vanno dallo psicanalista e invecchiare non le spaventa e certi ruoli ti restano dentro e così, quando avresti avuto le palle piene di una moglie tormentata perché l'ultimo ruolo nel cinepanettone le ha scavato l'anima, ti saresti separato in tutta serenità. Perché gli attori mica si separano a colpi di mortaio. E neanche di mortacci, come nel tuo caso. Gli attori si separano tramite comunicati stampa miti e civili in cui si augurano reciprocamente felicità e belle cose. Come Melanie Griffith e Banderas. La madre di Banderas mica scrive lettere ai giornali, è lì che mangia paella in santa pace, sai cosa gliene frega delle beghe del figlio. Poi che c'entra. Lo sappiamo tutti che la Griffith si augura che ad Antonio si incastri la zip nelle pale del mulino al prossimo spot da mugnaio e che Banderas si augura che Melanie la faccia finita tracannando il vino di Joe Bastianich, ma pubblicamente hanno salvato la faccia. Vedrai l'altro furbo di Clooney che sta per sposare un'avvocato, che fine farà. Abituato con la Canalis che al massimo gli poteva sferrare contro un editoriale di Bobo Vieri su Tuttosport, ora rischia il tuo stesso epilogo. Poi Raoul, io un'altra cosa te la devo dire. Quando la tua ex suocera parla di mancanza di eleganza nella gestione della separazione, beh, un po' di ragione ce l'ha. La tua ex moglie se n'è rimasta zitta, nonostante le corna da Belzebù principe dei demoni, e tu ti sei regalato la copertina fighetta su Vanity fair per raccontarci la tua indignazione di fronte alle accuse di essere gay. E qui mi tocca spiegarti una cosa Raoul. Dire «Non sono gay e comunque anche se lo fossi non lo direi» non suona un granché bene. «Sei gay» mica è un'accusa infamante. T'avessero detto «Sei Scilipoti!» allora sì, avresti dovuto comprare la prima pagina del New York Post per gridare «Non sono Scilipoti e pure se lo fossi non lo direi!». Lo stesso Scilipoti quando va in hotel e dimentica i documenti, sul foglio dell'autocertificazione mica dice di essere Scilipoti. Usa nomi di fantasia. E poi pure tu. Ma santo cielo, con tutto l'umorismo di bassa lega che s'è fatto sull'argomento presunta omosessualità vai a fidanzarti con una che si chiama Rocio regalando rime facili e sboccate? Fidànzati con una Leroy, che almeno la rima la fanno con playboy. Lo so, Leroy è un nome da uomo, ma perché, Rocio è un nome da donna? Già che ci siamo. Se proprio dovevi voltare pagina con una modella di 26 anni, potevi pescare di meglio. Un po' scialbina, la ragazza. E soprattutto: te la potevi limonare nel salotto di casa tua, anziché al parco o al ristorante, perché una ex moglie le parole «Addio» o «Amo un'altra» le metabolizza pure, ma la lingua dell'ex marito nella bocca di un'altra sulla copertina di Chi a una settimana dalla separazione magari un po' meno. E magari, quella lingua, resta indigesta pure all'ex suocera a cui tra l'altro poi non puoi più neanche chiedere discrezione, visto che la discrezione non l'hai avuta tu per primo. Infine Raoul, io te lo devo dire. La tua ex suocera è stata un po' dura nel darti sonoramente dell'incapace. Parla, nella lettera, di «meriti inesistenti». Ora, io non so come dirtelo Raoul, ma dopo aver chiesto il divorzio da tua moglie, prima che un giorno si decida a scriverti una lettera pure la madre di Virzì o una nipote di Bertolucci, sarebbe bene che decidessi pure il divorzio dal cinema. Fallo, prima che sia troppo tardi. Qui, la tua ex suocera, dietro a un'apparente spietatezza, ti lancia un salvagente. Ti impone una riflessione. Hai recitato in Scusa se se ti chiamo amore e Scusa ma ti voglio sposare e mai uno Scusate se non so recitare agli spettatori. Non t'è venuto il sospetto d'essere un tantino cane neppure quando ti hanno fatto doppiare Bolt, un eroe a quattro zampe. Niente. Ti sei ostinato a proseguire la carriera d'attore. A voler stare sotto i riflettori. Se ti fossi aperto un ristorante come tutti i tuoi colleghi, al massimo la tua ex suocera ti avrebbe mandato i Nas, mica quelle lettere lì ai giornali. Insomma, Raoul, mentre tutti sono lì a dire quant'è cattiva la tua ex suocera, io sono qui a dirti che un po' te la sei cercata. Che se fossi la tua ex moglie probabilmente t'avrei scagliato contro la Yakuza, altro che mia madre. E però su una cosa devo difenderti: la battuta della Bernardini sulla tua forza sessuale che durerebbe quanto uno spot è di cattivo gusto. Io sono certa che in quel campo lì, tu dia delle soddisfazioni. Mi auguro solo che quei momenti durino sì, più di uno spot, ma che la tua faccia non sia quella del tuo spot con la Mannino. Voglio pensare che almeno l'acme, ti regali una seconda espressione. Quella che mai abbiamo visto al cinema, ma su cui tanto, noi donne medie, abbiamo fantasticato. Forse pure la tua ex suocera, che secondo me, per scrivere una lettera così, un debole per il genero degenerato ce l'aveva pure lei. P.s. E pure tu, Bernardini De Pace, da uno che ha fatto il suo esordio in un film che si chiama Mutande pazze che ti potevi aspettare? di Selvaggia Lucarelli

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