Giampaolo Pansa: Grillo è un incubo che non sparirà
All'inizio la storia dei Cinque stelle è sembrata un piccolo spettacolo allestito da due impresari che intendevano raccattare un po' di pubblico. Uno era un comico al di là dei sessant'anni, ormai fuori moda, ignoto ai giovani della movida e dei rave party: Beppe Grillo. L'altro era un manager che discettava di fantapolica e immaginava un pianeta dove tutti sarebbero stati felici: Gianroberto Casaleggio, un sessantenne. E sulle prime il loro è sembrato un banale cabaret, abbastanza volgare. Tra i due si distingueva Grillo, per le concioni sarcastiche contro i politici. E per il vezzo di storpiare i cognomi o etichettare gli avversari con soprannomi irridenti. Il presidente Napolitano era Morfeo, Monti era Rigor Mortis, Berlusconi uno Psiconano, Vendola un Busone, Prodi l'Alzheimer, Renzi l'Ebetino. Poi è accaduto qualcosa che neppure la magica coppia si aspettava. È entrato in campo un alleato strapotente. Non era la Rete tanto strombazzata, bensì una Cosa enormemente più forte: la crisi economica globale, con i suoi drammatici corollari. Il disagio sociale e l'avversione sempre più radicale per i politici professionali, dal presidente della Repubblica sino all'ultimo parlamentare o burocrate di partito. Chi conosce la storia europea sa bene che le nazioni messe a terra da una guerra o da una grande depressione, con governi deboli che non sanno fronteggiarla, di solito partoriscono dei mostri. È accaduto in Italia all'inizio degli Anni Venti con la nascita del fascismo e l'avvento di un dittatore, Benito Mussolini. Ed è avvenuto in Germania al principio degli anni Trenta, con l'irrompere sulla scena di Adolf Hitler e del nazismo, pronto a sterminare gli ebrei. Sino a oggi in Italia ci è andata bene. La Grande Crisi ha prodotto soltanto la coppia Grillo & Casaleggio. Almeno finora, perché quanto accadrà in seguito può rivelarsi un guaio ben più orrendo. Quale sia nessuno lo sa. Per il momento i Cinque stelle e i loro due capi sono gli unici figli della Maxi Depressione. Però non si può escludere che, prima o poi, anche loro siano costretti a lasciare il posto a qualcosa e a qualcuno ben più aggressivo e spietato. Un vero mostro autoritario che, come primo gesto, li annullerà. Tuttavia, per rimanere a quanto vediamo adesso e che gli italiani dovranno giudicare oggi, anche la coppia G&B ha già prodotto una serie di disastri. Il primo è di aver contaminato la politica italiana, e gran parte della nostra società, con il virus della violenza e della vendetta. Ben prima dell'arrivo dei Cinque stelle, la Casta aveva già rivelato tutti i suoi vizi, a cominciare dalla corruzione, dal malgoverno e dall'impotenza a decidere. Ma non aveva mai praticato, e neppure predicato, la violenza come mezzo di lotta politica. Durante la lunga stagione del terrorismo rosso e nero, i partiti avevano saputo alzare un argine in difesa di un modello sociale che escludeva la liquidazione fisica dell'avversario. Se ripenso a quel ventennio, che ho vissuto anch'io da cronista e in un caso sulla mia pelle, mi appare un miracolo che l'Italia non sia andata in frantumi per i tanti delitti politici e per il clima di sopraffazione indotto dalla follia sanguinaria delle bande armate. Ma di fronte al virus della violenza, ripetuta e gridata da Grillo & Casaleggio, per di più rimesso in circolo a tutte le ore del giorno dai media televisivi, mi domando se ne usciremo indenni. Oppure se il loro veleno non abbia già prodotto effetti che per ora non misuriamo. Se il conflitto politico deve essere comunque un atto di forza, non vedo perché il seguace di G&B non debba metterlo in pratica contro il vicino di casa che rifiuta il vangelo pentastellato. Nell'imminenza del voto odierno, il vertice grillista deve essersi domandato se incitare di continuo alla vendetta non provochi il rigetto di una quota dei loro elettori, i più ragionevoli. Qualche giorno fa, Grillo aveva portato con sé alla Rai il plastico di un carcere che vedeva dietro le sbarre le facce di parecchi big politici. Voleva mostrarlo al «Porta a porta» di Bruno Vespa, ma per fortuna gli hanno vietato di mostrarlo. E oggi il comico stellare sta tentando una grottesca marcia indietro per non impaurire chi potrebbe votarlo. Nei suoi ultimi comizio Grillo si affanna a gridare: «Saremo cattivi, ma senza violenza». Spiega che i processi contro politici, giornalisti e imprenditori saranno soltanto dei «processini on line». Ma al tempo stesso continua a ripetere che la vittoria dei Cinque stelle alle elezioni europee produrrà «l'Apocalisse». Un terremoto che avverrà di certo perché, giura Grillo, «noi vinciamo, anzi stravinciamo!». Come è ovvio, neppure lui possiede questa certezza. È valida l'ipotesi che possa anche perdere, ossia conquistare qualche punto percentuale in meno del suo unico competitore, Matteo Renzi, il premier e leader del Partito democratico. Ma a questo proposito il Bestiario ha una convinzione malinconica. È la seguente: sia nel caso che vinca, come nel caso che perda, Grillo rimarrà un incubo che non sparirà più dalla nostra vita e di cui sarà impossibile liberarci. E adesso proverò a spiegarmi meglio. Se i Cinque stelle vincono in modo netto, mi pare impossibile che non ci siano conseguenze sul governo, come sostiene Renzi, e sull'assetto istituzionale. L'euforia per il successo elettorale inciterà Grillo ad andare all'attacco del Quirinale per chiedere le dimissioni di Napolitano. Nello stesso momento, l'assalto al presidente del Consiglio diventerà furibondo. Renzi non potrà più dire di essere un premier legittimato dalle primarie democratiche. Allora aveva raccolto 2 milioni e 700 mila voti, ma quel consenso svanirà come nebbia al sole sfolgorante del trionfo grillesco alle Europee. La richiesta di formare subito un governo pentastellato, per il quale Grillo ha già indicato il premier, il vellutato Luigi Di Maio, verrà respinta. Ma servirà ad aprire una nuova campagna politica, sempre più furiosa. E non senza effetti per l'esecutivo di oggi, alle prese con una serie di misure pesanti ancora da concretare. Tuttavia esiste anche l'ipotesi che Grillo & Casaleggio perdano. Ma pure in questo caso, lo scenario non sarà apocalittico, ma poco ci mancherà. È facile immaginare lo sconquasso che ne verrà. Il vertice grillesco comincerà a urlare che la sua sconfitta è dovuta ai brogli nel computo delle schede, compiuti dagli specialisti dell'apparato vetero Pci passato al Pd, «la peste rossa». Dirà che il voto è stato truccato. Grazie a un complotto ordito dalle grandi banche internazionali, da Obama e da Putin, dalla Spectre alleata con i servizi segreti dell'Ovest e dell'Est. Anzi dai marziani, finalmente scesi sul nostro pianeta per accoppare due leader amati dal popolo: il Comico stellare e il suo guru. Per farla corta, comunque vada il voto di oggi, Grillo e le sue truppe resteranno qui a guastarci le giornate. Implacabili, vociferanti, impegnati senza tregua a tenere alta una tensione che fa del male a tutti, tranne che a loro. Infatti se la tensione cala, sparisce la maschera. E Grillo appare quello che è: un parolaio isterico, un predicatore pazzo. Del resto, i Cinque stelle sono il sintomo più vistoso della nostra decadenza come nazione. E dureranno ancora per parecchio tempo. Sino a quando non arriverà qualcosa o qualcuno, una Depressione finale o un dittatore, che li spazzerà via insieme a tutti noi. di Giampaolo Pansa