La riforma delle pensioni: a casa prima con il prestito Inps
In pensione prima ma con l'80 per cento dello stipendio. Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini è pronto a mettere mano alla riforma delle pensioni e secondo quanto racconta il Messaggero il nuovo piano previdenziale sarà una vera e propria rivoluzione. Lo schema a cui sta lavorando Giovannini è quello del cosiddetto "prestito pensionistico", un'ipotesi che già era circolata e di cui si era parlato nei mesi scorsi. Ecco come potrebbe cambiare il sistema: supponiamo che ad un lavoratore manchino due anni alla pensione. Con le regole attuali il lavoratore prima di ottenere la pensione dovrebbe aspettare il termine giusto. Con la riforma invece si può incassare subito pur lasciando in anticipo il posto di lavoro. In pensione col prestito - Il lavoratore, va detto, non andrebbe in pensione, ma incasserebbe un assegno pari ad una certa percentuale del suo stipendio (per esempio l'80%) pagato dall'Inps eventualmente con il contributo della stessa azienda. Dal momento in cui, maturati i requisiti per la pensione, si incomincia ad incassare invece l'assegno previdenziale, quest'ultimo verrebbe decurtato di una cifra (che secondo le ipotesi circolate potrebbe oscillare tra il 10 e il 15%) per poter restituire i soldi ottenuti in prestito nei due anni precendenti. "Il meccanismo al quale stiamo lavorando", spiega a Il Messaggero il ministro Giovannini, "prevede anche il coinvolgimento da parte delle imprese oltre che del lavoratore e dello Stato. È un'operazione anche finanziariamente difficile da disegnare". I rischi - Ma attenzione, la riforma interessa solo una parte del mondo lavorativo. Il prestito pensionistico dovrebbe valere soltanto per i lavoratori del settore privato e sarebbe, comunque, un meccanismo volontario. Ma un sistema basato su un "prestito" anticipato potrebbe avere costi elevati per lo Stato. Per questo si stanno facendo delle simulazioni insieme al ministero dell'Economia e alla Ragioneria generale dello Stato. Molto dipende dal numero di lavoratori e dal numero di imprese eventualmente interessate ad attivare il il prestito. "Già oggi", spiega Giovannini, "c'è un meccanismo che attraverso accordi sindacali permette il pensionamento anticipato con pagamento da parte dell'azienda di una quota consistente del gap pensionistico, è stato utilizzato dalle grandi imprese, mentre non è utilizzabile dalle piccole. Anche queste ultime", aggiunge il ministro, "potrebbero avere l'interesse a dare uno scivolo ai lavoratori, soprattutto in quei comparti dove l'età avanzata può addirittura comportare rischi per il tipo di attività svolta". Staffetta generazionale - L'altra ipotesi sulla scrivania di Giovannini riguarda è basata su una sorta di "staffetta generazionale". In questo caso i lavoratori più anziani vedrebbero trasformati i loro contratti in part time con una contribuzione figurativa a carico dello Stato in modo da non incidere sulla futura pensione, dando così la possibilità alle imprese comunque di far entrare giovani nel mercato del lavoro.