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Vaticano, "in giro di notte a fare elemosina": l'ultima bufala su Papa Francesco

Papa Francesco

Smentita la notizia delle uscite del Pontefice in incognito. Ennesima leggenda creata ad hoc per costruire l'immagine-santino di Bergoglio

Giulio Bucchi
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Immaginarlo mentre si aggira nella notte intento a distribuire soldi e carezze ai barboni, ai senza tetto, ai relitti umani di ogni genere che popolano la Capitale all'ombra di ogni possibile dolce vita. È così che piace papa Francesco, una figura che tende sempre più al mito e alla leggenda, che quindi si arricchisce di sempre nuovi capitoli. L'ultimo, con grande risonanza mediatica, è quello sulla sua presunta abitudine di andare di notte a dar soccorso per Roma in compagnia dell'elemosiniere Konrad Krajewski - il prelato che si occupa delle opere caritatevoli del Pontefice - che lo avrebbe fatto intendere, secondo alcune ricostruzioni, parlando con dei giornalisti. Innegabile che, di questi tempi, una simile figura possa più facilmente rincuorare la gente. Ma la Sala Stampa della Santa Sede, diretta da padre Federico Lombardi, ha smentito la notizia. «Non risulta che il Papa sia uscito di notte con l'elemosiniere Konrad Krajewski né che lo stesso elemosiniere l'abbia detto», ha spiegato il vice direttore della Sala Stampa, padre Ciro Benedettini.    Certo, si potrebbe obiettare, una smentita ufficiale è piuttosto prevedibile. Ma è altrettanto naturale pensare che la smentita sia stata fatta perché la notizia non esiste: perché il Papa dovrebbe andare in giro di nascosto a fare opere di bene? Per fare il benefattore mascherato? Il suo desiderio di aiutare i più poveri e i diseredati è naturale conseguenza della sua scelta religiosa e, in seguito, dell'essere stato scelto come capo della Chiesa cattolica. Esistono varie modalità istituzionali attraverso cui questo aiuto concretamente arriva là dove deve arrivare ed è quotidiano il suo richiamo alle opere di carità, per chiunque si definisca cristiano.  Perché dovrebbe fare tutto di nascosto, di notte? Per il desiderio di muoversi in libertà? E poi, ci si chiede se siano  state  fraintendese le parole di monsignor Krajewski o se il prelato si sia spiegato male.  La verità, comunque, è che così si tesse intorno al Pontefice una fitta tela intessuta di leggende, appunto, di cose date per vere senza alcuna verifica, che rischiano, invece di esaltare senza mezzi termini la figura di Francesco come nelle intenzioni, di farlo diventare una caricatura. Piace certamente diffondere l'immagine-santino di un Papa buono, anzi buonista e aperto a tutti, naturalmente dedito ai poveri. Papa Francesco è persino diventato un fumetto per bambini, con tanto di figurine da colorare. Fin dal principio sono stati applicati alcuni cliché che perdurano, nonostante smentite, rettifiche, parole chiare e buon senso. Pronti ad esaltare quel che corrisponde a simili preconcetti e a glissare su quel che non può esservi adattato. Per esempio, quando, come ieri nell'omelia della messa celebrata a Santa Marta, ha detto che «il cristiano rifiuta il pensiero debole ed uniforme Il pensiero uniforme, il pensiero uguale, il pensiero debole un pensiero così diffuso». Un attacco al «pensiero debole» o «unico» potrebbe non avere altrettanta fortuna  dell'immagine del Papa che distribuisce elemosine notturne.  Francesco ha insistito: «Lo spirito del mondo non vuole che noi ci chiediamo davanti a Dio: Ma perchè questo, perchè quell'altro, perchè accade questo? O anche ci propone un pensiero prêt-à-porter, secondo i propri gusti: Io penso come mi piace!». Intanto, incontrando i partecipanti all'assemblea della Usg, l'Unione dei Superiori generali, Francesco ha annunciato che il 2015 sarà l'anno dedicato alla vita consacrata. «I religiosi sono chiamati a seguire il Signore in maniera speciale: sono uomini e donne che possono svegliare il mondo», ha sottolineato il Papa, «Dio ci chiede di uscire dal nido che ci contiene ed essere inviati nelle frontiere del mondo, evitando la tentazione di addomesticarle». Sulla crisi delle vocazioni Francesco ha osservato che «ci sono chiese giovani che stanno dando frutti nuovi. La Chiesa, però, deve chiedere perdono e guardare con molta vergogna per gli insuccessi apostolici a causa dei fraintendimenti in questo campo». di Caterina Maniaci

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