Papa Francesco, così fa fuori i vescovi sgraditi: la strategia della pensione che agita il Vaticano
Su Il Tempo, Alessandro Meluzzi la definisce "la strategia della pensione" di Papa Francesco. Per capire di cosa si parla bisogna partire da Paolo VI, il quale stabilì un'età di messa a riposo dei titolari delle sedi diocesiane, fissando la soglia a 75 anni. Raggiunta quell'età, il titolare di una diocesi avrebbe dovuto diventare vescovo emerito e cedere il passo a un nuovo pastore locale. Una decisione che fece scalpore e che, nei fatti, ha resistito fino ad oggi. Già, perché ora Bergoglio ha stabilito che quella soglia non è più oggettiva: non è tanto l'età, la senescenza, l'efficienza o il giudizio dei fedeli a stabilire se un 75enne può rimanere nella propria sede o se, al contrario, deve mollare. Al tempo di Francesco, scrive Meluzzi, "è un non ben meglio precisato giudizio sul bene della comunità locale che viene delegato esclusivamente e interamente al vescovo di Roma" a decidere le sorti dei Vescovi. Leggi anche: "Per la mia salute mentale...": la dolorosa confessione del Papa E dopo questa importante premessa, Meluzzi sottolinea come sia "perfettamente comprensibile" perché anche nelle recenti vicende dell'episcopato "lo sgraditissimo vescovo di Ferrara, monsignor Negri, non ha resistito nemmeno un minuto dopo il tempo della sua messa a riposo, soprattutto dopo quella infelicissima battuta che riguardava la Madonna e l'attuale pontefice rispetto al bene futuro della Chiesa". Eppure, sottolinea sempre Meluzzi, si nota come monsignor Bagnasco, già presidente della Cei, è stato subito riconfermato nella sede genovese perché quella diocesi, insomma, non può fare a meno di lui. Il sospetto di Meluzzi è chiarissimo: "Insieme alla possibilità di comporre il nuovo collegio dei cardinali che eleggerà il suo successore, il Papa progressista e sinodale si riserva con un centralismo degno di Pio IX la possibilità di stabilire quali vescovi invecchiati sono assolutamente insostituibili e quali invece possono essere rimossi, forse più perché sgraditi a lui piuttosto che all'opinione delle sedi locali e del gregge". Parole - e accuse - pesantissime, a cui Meluzzi aggiunge: "Anche in questo caso sinodalità, progressismo e atteggiamento democratico collimano con una visione centralista" del Papa.