Eritrei contro agenti, Feltri rincara la dose: "Caro capo della Polizia, ai violenti io sparo..."
Il Capo della Polizia di Stato Franco Gabrielli risponde a Vittorio Feltri sulla vicenda degli eritrei sgomberati. E Feltri gli risponde per le rime. Gentile direttore, ho letto l' articolo che mi riguarda e, pur conoscendo il suo gusto per il paradosso, mi è sembrato non solo eccessivo e gratuito nei giudizi, che, more solito, rispetto, ma poco documentato e come tale fuorviato e fuorviante per i suoi lettori. Prima di affrontare il tema del presunto tradimento, mi permetta di ricordarle che durante il mio mandato come prefetto di Roma non c' è stata una sola occupazione abusiva che sia durata più di 24 ore. Perché vede, direttore, una volta occupati gli immobili, soprattutto da anni, come li ho trovati io e la collega che mi è succeduta, è tutto molto più complicato. Anche per prevenire necessitano determinazione e coraggio. La situazione delle occupazioni a Roma è antica, come le dicevo, e complessa e l' unico modo per provare a risolverla (oltre ad evitare che aumentino a dismisura) è creare le condizioni perché ai soggetti che hanno titolo a soluzioni alternative queste soluzione siano trovate, anche per distinguere tra chi ha effettivamente bisogno e chi, come noto ai più, è partecipe di un business opaco e i cui profili penali sono, da tempo, all' attenzione della Procura romana. Un percorso dunque che, durante il periodo del Commissariamento del Comune di Roma, avevamo intrapreso con il prefetto Tronca e l' assessore regionale Refrigeri. Mi risulta che non si è più dato seguito a quel progetto, che, peraltro, disponeva di ingenti risorse pubbliche già poste a bilancio. Per il «tradimento» che dirle: se fosse solo un' accusa surreale non meriterebbe neppure risposta, ma essendo infamante e, per certi aspetti, preoccupante, proverò a risponderle. Io non sono il capo dei boy scout e credo di conoscere il mestiere di poliziotto anche e soprattutto per le strade di Roma, per la semplice ragione che prima di diventarne prefetto ho vissuto per alcuni anni negli Uffici della sua Questura. Con le mie dichiarazioni non ho attaccato nessuno dei colleghi che ha operato in una situazione di ordine pubblico difficile, come quella di via Curtatone, ma al contrario ho difeso la Polizia che troppo spesso diventa la «foglia di fico» per coprire responsabilità e mancate decisioni altrui. Diversamente da molti soloni comodamente seduti in qualche ovattata redazione o studio televisivo, io quei momenti li ho vissuti e ne conosco, nei minimi particolari, la tensione, la pericolosità, l' incertezza e l' enorme responsabilità che ne derivano. Non ho messo in discussione l' operazione nel suo complesso, ma ho puntualmente stigmatizzato e chiesto conto di una specifica e circostanziata frase che un funzionario di polizia con un ruolo di comando non solo non dovrebbe mai pronunciare ma neppure pensare. Noi siamo i legittimi detentori della forza e la nostra credibilità risiede nell' uso proporzionale e intelligente di tale forza, come la nostra coscienza e la legge ci impongono. Certo di non averla convinta, ma nella speranza di aver fornito ai suoi lettori qualche elemento di conoscenza in più, la saluto. Franco Gabrielli, Capo della Polizia di Stato Ecco la risposta di Feltri: Nel mio articolo, egregio dottore, non c' è nulla di gratuito né di fuorviante. Ho solo commentato ciò che è. L' Italia, non solo Roma, è piena di immobili abusivamente occupati. Occupare un immobile è un reato, che purtroppo non è mai stato perseguito con la dovuta decisione. La colpa di ciò sarà pure di qualcuno. Io non ho accusato lei. Le ho solo rivolto una domanda. Nel mio pezzo non c' è la parola tradimento. C' è nell'occhiello e lei dovrebbe sapere che non mi occupo di occhielli. Pertanto come fa a sostenere che io l'ho infamata? Semplicemente ho affermato: il poliziotto che avrebbe pronunciato la frase «incriminata» («spezza il braccio a chi ha lanciato la bombola di gas dalla finestra») non può essere rimproverato, semmai va condannato l' autore del gesto violento finalizzato a colpire gli agenti. Lei guarda caso ha redarguito il suo uomo, quando invece andava giustificato perché aveva ragione. È ora di smetterla nel nostro Paese piagnone di considerare legittima l' offesa e illegittima la difesa. Se una persona mi sbatte addosso una bombola, io - come eroicamente fece Placanica a Genova - gli sparo in faccia e non mi limito a minacciarlo di fratturargli un arto. Da quando in qua un fuorilegge vale più di un tutore della legge? Ma siamo impazziti? Abbiamo perso il senso della logica? Il palazzo di piazza Indipendenza è stato «rubato» ai pensionati. Infatti fu acquistato con i loro contributi. Era normale restituirlo ai legittimi proprietari, sottraendolo a una speculazione indegna. Sgomberarlo era un atto dovuto, e mi stupisco che altri edifici non vengano liberati con le buone o le cattive. Secondo la teoria del piagnisteo, assai diffusa, prima di agire per ripristinare la legalità bisogna trovare agli occupanti abitazioni alternative. Errore. I reati vanno repressi, punto e basta. Il pietismo è un incentivo a violare le regole che tutti, stranieri e indigeni, poliziotti compresi, siamo obbligati a rispettare e a far rispettare. La moda imposta dalla sinistra viceversa indica soluzioni diverse che soluzioni non sono: trattasi di indebita tolleranza verso la criminalità in ogni sua declinazione. Mi piacerebbe sapere perché mentre orde di farabutti invadevano edifici a danno di privati cittadini, nessuno interveniva per stroncare l' odioso fenomeno, né il governo, né i sindaci, né i prefetti né i questori. Lo stesso discorso vale per l' abusivismo edilizio. Centinaia di migliaia di case costruite di sfroso nell' indifferenza delle istituzioni. Sono cretino io che denuncio o sono cretine le autorità che hanno chiuso gli occhi, giocando a scaricabarile? Un' ultima osservazione. Molti italiani dormono in automobile o sui marciapiedi perché senza tetto, mentre i migranti hanno facoltà di invadere gli appartamenti dei pensionati. Non capisco la ratio di tutto questo. Magari me lo spiega lei che è così sensibile alle parole di un suo funzionario legittimamente incazzato. di Vittorio Feltri