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Fisco, sentenza storica: imprenditore non paga tasse per ritardi dei creditori, non è evasore

agenzia delle entrate

Un giudice di Venezia assolve un manager accusato di aver evaso l'Iva. Era in buona fede: Comuni e due colossi della telefonia non lo pagavano

Giulio Bucchi
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Non pagava le tasse ma non è un evasore. Una sentenza storica, quella di Venezia. Storica per il Fisco italiano e per tutti quei cittadini impossibilitati a pagare le tasse. La storia la riporta il Gazzettino. Un imprenditore di Marcon (Venezia), la cuiass ditta fattura 3 milioni di euro l'anno e impiega 25 dipendenti, due anni fa su segnalazione dell'Agenzia delle Entrate viene accusato di evasione fiscale. Il presunto "evasore" protesta, reclamando la propria buona fede e assistito dall'avvocato Franco Miotto inizia la sua battaglia legale. Non voleva frodare il fisco, è la tesi difensiva, ma non poteva pagare perché non riusciva a farsi saldare le fatture da alcuni Comuni e da due colossi della telefonia mobile. In Aula l'imprenditore porta le fatture inevase dei suoi debitori. E la tesi difensiva viene abbracciata anche dal giudice. "Quando le fatture sono state pagate - sottolinea l'avvocato Miotto - l'imprenditore ha chiesto e ottenuto la rateizzazione dell'Iva non versata". Secondo il legale, "per la prima volta in Italia un giudice recepisce la grave situazione finanziaria delle nostre aziende alle prese, tra l'altro, con un sistema fiscale ormai inadeguato". Ora pagherà a rate le 135mila euro di Iva non versate a causa della mancanza di liquidità. 

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