Incidente Crocetta: "Io perseguitato dalla mafia"
Il presidente della Sicilia preoccupato: "La mafia mi ha condannato a morte" Intanto il Codacons manda una diffida agli enti locali
"Sono condannato a morte". Queste le prime parole pronunciate dal presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, dopo l'incidente stradale di domenica 22 settembre, in cui due uomini della scorta sono rimasti gravemente feriti e si trovano ancora in prognosi riservata. "Sono un presidente condannato a morte - ha spiegato - perché un pentito (della mafia, ndr) ha riferito che la condanna può essere cancellata solo da chi l'ha emessa, ma chi l'ha emessa in questo caso è deceduto". Crocetta parla del boss mafioso Daniele Emanuello, ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia sei anni fa. "Dunque la mafia mi sta addosso", conclude. Discorso ribadito la sera stessa alla festa del Megafono, il movimento ispirato proprio dal governatore, a Gela. Gli sviluppi - Intanto si aggiungono nuovi elementi alla dinamica dell'incidente. Secondo la ricostruzione l'auto della scorta che seguiva quella su cui viaggiava Crocetta, ha sbandato scontrandosi con violenza contro un pilone nei pressi dei nuovi caselli di Cassibile, tratto che è stato chiuso al traffico per consentire a polizia stradale e personale del 118 di intervenire. Tre gli uomini della scorta estratti dall'auto feriti e trasportati all'Umberto I di Siracusa. Il Codacons ha presentato oggi una diffida al commissario della Provincia di Siracusa, al sindaco e ai dirigenti del Comune, per la mala tenuta della strada. Per il segretario nazionale Francesco Tanasi "i pericoli erano già noti, in quanto trattasi di un tratto autostradale il cui manto è deformato in diversi punti, nel quale è carente la segnaletica orizzontale e verticale e l'illuminazione è insufficiente". Il Codacons si dice pronto ad intraprendere anche azioni collettive nei confronti di Comune e Provincia per il risarcimento dei danni e si costituirà parte civile nei procedimenti.