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Papa Francesco: "Io sono un peccatore"

Papa Francesco

La lunga intervista a Francesco di "Civiltà Cattolica": riforma della Chiesa, il suo passato, omosessuali, aborto e fede. Bergoglio si racconta

Roberto Procaccini
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"Chi sono? Un peccatore che al quale il Signore ha guardato". E' così che risponde papa Francesco alla domanda "Chi sei?", il primo dei numerosi interrogativi posti nell'intervista rilasciata dal Pontefice a Civiltà Cattolica, la rivista dei Gesuiti. Una conversazione con il direttore Antonio Spadaro che ha spaziato dalla vita di Bergoglio alla sua visione della Chiesa, dal rapporto con i fedeli (anche i più tormentati) a quello con le gerarchie del clero. Partendo dalla sua stessa autodefinizione: "Io sono un peccatore. Questa è la definizione più giusta. E non è un modo di dire, un genere letterario. Sono un peccatore". I problemi della Chiesa - Un ospedale da campo dopo una battaglia: è così che il pontefice vede la chiesa cattolica. "E' inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti - sono le sue parole -. Si devono curare le sue ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto". L'obiettivo, secondo il Papa, "è riscaldare il cuore dei fedeli. La Chiesa a volte - ha aggiunto - si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: 'Gesù Cristo ti ha salvato!'. E i ministri della Chiesa devono innanzitutto essere ministri di misericordia. Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari o chierici di Stato". La riforma - Il Pontefice non ha intenzione di rimanere con le mani in mano di fronte ai problemi della Chiesa, ma non vuole neanche correre. "Molti pensano che i cambiamenti e le riforme possano avvenire in breve tempo - afferma -. Io credo che ci sia sempre bisogno di tempo per porre le basi di un cambiamento vero, efficace. E questo è il tempo del discernimento". Ci vuole metodo, dunque: una ponderatezza che, annota però il Pontefice, a volte "sprona a fare subito quel che invece inizialmente si pensa di far dopo. Ed è ciò che e' accaduto anche a me in questi mesi". Ma non sono un dittatore - Proprio il suo piglio deciso, racconta papa Francesco riflettendo sul suo episcopato in Argentina, gli ha comportato qualche tormento: "Il mio modo autoritario e rapido di prendere decisioni mi ha portato ad avere seri problemi e a essere accusato di essere ultraconservatore": Le donne e l'aborto - Francesco torna sui rapporti con la società. "Bisogna lavorare di più per fare una profonda teologia della donna. Il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti. La sfida oggi è proprio questa - è l'apertura -: riflettere sul posto specifico della donna anche proprio lì dove si esercita l'autorità nei vari ambiti della Chiesa". Nella lunga intervista con Spataro, Francesco invoca anche comprensione per quante hanno abortito: "Penso alla situazione di una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito - dice -. Poi questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque figli. L'aborto le pesa enormemente ed è sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore?". Divorziati e omosessuali - Francesco, discutendo del rapporto tra Chiesa e quelle parti della società con le quali oggi ha i maggiori problemi, batte sulla figura del confessore. La parola d'ordine è "Bisogna considerare la persona". "Il confessionale non è una sala di tortura, ma il luogo della misericordia. Una volta una persona - racconta il pontefice - mi chiese se approvassi l'omosessualità. Io allora le risposi: 'Dimmi: Dio quando guarda a una persona omosessuale ne approva l'esistenza con affetto o la respinge condannandola?'. Bisogna sempre considerare la persona". No ai dogmatismi - Bergoglio, parlando del rapporto del cattolico con la sua fede, invoca un metodo che metta al centro i dubbi e non le certezze. "Nella ricerca di Dio in tutte le cose resta sempre una zona di incertezza. Deve esserci - afferma -. Se una persona dice che ha incontrato Dio con certezza totale e non è sfiorata da un margine di incertezza, allora non va bene. Per me questa è una chiave importante. Se uno ha le risposte a tutte le domande, ecco che questa è la prova che Dio non è con lui. Le grandi guide - conclude Bergoglio - del popolo di Dio, come Mose, hanno sempre lasciato spazio al dubbio. Si deve lasciare spazio al Signore, non alle nostre certezze; bisogna essere umili".

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