Criticare le nozze omosessualipuò diventare un reato
Presto alla Camera la proposta Pd anti-omofobia. Che chiede condanne fino a un anno anche per le opinioni
Galera per gli omofobi. Compresi tutti coloro che si oppongono al matrimonio fra gay e, soprattutto, all'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali. È scattata la manovra a tenaglia. La prima tappa è approvare il disegno di legge del Pd di Ivan Scalfarotto, per il contrasto all'omofobia e alla transfobia. La seconda è il riconoscimento giuridico delle unioni di fatto, anche omosessuali, senza trovare più ostacoli, quando sarà più difficile criticare l'omosessualismo rischiando la prigione o almeno un'ammenda. Identità sessuale - In sostanza, con la proposta del parlamentare del Pd, calendarizzata per il 22 luglio alla Camera dei Deputati, si punta a introdurre la pena della detenzione da sei mesi a un anno non solo per chi incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, ma anche per chi lo fa motivato dall'identità sessuale della vittima. Come se non bastasse, il testo prevede anche la pena accessoria dell'obbligo di prestare un'attività non retribuita in favore delle associazioni di tutela degli omosessuali, bisessuali, transessuali o transgender. Certo, chi ritiene che le famiglie siano formate da un uomo e una donna o chi pretende che i bambini abbiano una mamma e un papà, ordinariamente, non compie spedizioni punitive nei circoli dell'Arcilesbica. Ma, in fondo, è lo stesso. Non è l'opinione isolata di qualche esponente del centrosinistra o Lgbt (che sta per lesbica, gay, bisessuale e transgender). Lo dice autorevolmente l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, organismo governativo dipendente dal ministero delle Pari opportunità e pertanto dalla presidenza del Consiglio dei ministri. «Tra le varie criticità, va evidenziata», spiega la Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere (2013-2015), «la discriminazione che deriva dal mancato riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto o del matrimonio tra persone dello stesso sesso in Italia, che può produrre disparità “automatiche” di trattamento». È un documento del 30 aprile scorso, che in oltre 50 pagine indica con precisione i bersagli. Primo fra tutti, il controllo delle opinioni e delle dichiarazioni dei cittadini. Gli strumenti sono i più vari e vanno dall'introduzione di corsi di formazione scolastici per docenti, studenti, personale e amministrativo e perfino per i bidelli, svolti da associazioni Lgbt accreditate dal ministero dell'Istruzione, fino a campagne gay-friendly nelle aziende, dove si progetta di istituire a livello di alta dirigenza il ruolo di mentore Lgbt. Lo stesso indottrinamento dovrebbe svolgersi, secondo le raccomandazioni dell'Unar, fra le forze di polizia, la magistratura e i servizi sociosanitari e ospedalieri. Tutto l'impianto e il suo schema ideologico trovano una loro giustificazione, a posteriori. Quando la legge Scalfarotto dovesse entrare in vigore, andrà applicata e si dovranno avviare indagini. A quel punto servirà una psicopolizia che vada a scandagliare le motivazioni del crimine d'odio e non manchi mai di considerare l'omosessuale come la vittima di un reato con un'aggravante specifica. Ebbe già a dirlo il presidente del Senato, Pietro Grasso: «Gli omofobi sono cittadini meno uguali degli altri». Come chi era etichettato “fascista” negli anni Settanta e chi è bollato come “contro-rivoluzionario” in Cina. LA NEOLINGUA - Allo scopo, l'Unar introduce anche una neolingua. Per esempio, «eterosessismo» è una categoria pericolosamente vicina al reato inventato da Scalfarotto perché configura una «visione del mondo che considera come naturale solo l'eterosessualità» e «rifiuta e stigmatizza ogni forma di comportamento, identità e relazione non eterosessuale. Si manifesta sia a livello individuale sia a livello culturale, influenzando i costumi e le istituzioni sociali, ed è la causa principale dell'omofobia». Quindi l'eterosessista sarà represso, magari come mandante morale. Nel nome della lotta alla libertà d'opinione, sarà vietato anche desiderare che il proprio figlio non si accompagni con dei transessuali o con dei froci (parola tabù, a meno che non la utilizzi un filosofo come Gianni Vattimo). E la proibizione si estenderà a chi vorrà manifestare pubblicamente il proprio pensiero sulle pratiche omosessuali. Così, rischia di finire fuorilegge perfino il Catechismo della Chiesa cattolica dove afferma che gli atti omosessuali «sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati». Davanti all'avanzata del progresso, i reazionari sono pregati di accomodarsi ai margini della società civile. Preferibilmente dietro le sbarre. di Andrea Morigi