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Allarme sanità in Italia, frontiere aperte a ebola, lebbra e scabbia

Giulio Bucchi
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Lebbra, tubercolosi, scabbia e addirittura ebola. Cresce l'allarme nel nostro Paese per i casi di malattie che sembravano ormai scomparse e che ora rischiano di diventare delle epidemie, soprattutto a causa dell'emergenza immigrati. Arriva dal mare, infatti, la minaccia di contagio delle virulente infezioni, visto che sono decine, negli ultimi giorni, i profughi sbarcati sulle nostre coste e affetti dalla scabbia. Solo ieri ne sono stati individuati 5 tra i 718 migranti soccorsi dalla nave Eliseo e portati a Brindisi, mentre altri 4 infetti sono stati scoperti all'arrivo al porto di Reggio Calabria. Una situazione che ha fatto andare su tutte le furie i poliziotti impegnati nell'operazione Mare Nostrum, che hanno avviato una class action contro il Ministero dell'Interno per la mancata tutela sanitaria degli agenti. «Sembra che l'attenzione data alle forze dell'ordine sia inversamente proporzionale all'attenzione data ai migranti: sempre più attenzione a chi arriva in Italia e sempre meno a chi l'Italia la difende e ne garantisce la sicurezza», ha detto il segretario del sindacato di polizia Consap, Giorgio Innocenti, che ha presentato la denuncia. «Ed è questo il motivo per cui il numero dei poliziotti impegnati nelle operazioni di accoglienza profughi, contagiati dalla Tbc o risultati positivi al test di Mantoux, sta aumentando in maniera preoccupante», ha precisato. Accanto alla preoccupazione per il contagio che viene dal mare ci sono poi i timori per gli extracomunitari che vivono già in Italia, magari in tuguri sovraffollati e in condizioni igieniche precarie. Arrivano al pronto soccorso spesso perché affetti da tubercolosi, ma mercoledì all'ospedale trevisano Ca' Foncello è stato scoperto un caso di lebbra. Il malato è un cittadino bengalese di 37 anni, residente da 8 a Quinto di Treviso, che era andato in nosocomio per dei normali controlli ed era stato ricoverato per sintomatologia di tipo cardiologico in unità coronarica. Alla vista dell'infezione alla pelle i dottori hanno immediatamente attivato i protocolli d'urgenza e le biopsie cutanee hanno dato esito positivo alla lebbra. L'uomo si trova nel reparto malattie infettive ma il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha rassicurato la popolazione sul rischio di contagio. «La situazione è totalmente sotto controllo», ha detto Zaia, che ha fatto sapere come l'ospedale abbia già avviato la profilassi anche sui familiari del bengalese. Per il governatore, però, si tratta di «un brutto caso, purtroppo le nostre preoccupazioni sulla ricomparsa di malattie da tempo debellate erano fondate». Zaia ha quindi affrontato la questione sbarchi: «Se potessimo utilizzare le risorse destinate all'operazione Mare Nostrum per finanziare missioni nei Paesi d'origine davvero potremmo aiutare i profughi a casa loro». Infine ha aggiunto: «Abbiamo deciso che noi siamo per l'accoglienza indifferenziata senza se e senza ma, ma mettiamo a rischio la salute dei nostri cittadini e degli stessi rifugiati, mentre altri Paesi europei propongono la chiusura delle frontiere». Soprattutto adesso che l'Organizzazione mondiale della Sanità sta valutando la seria possibilità di decretare l'emergenza internazionale per il virus ebola. Gli Stati Uniti hanno già innalzato al livello 1 (il massimo) il grado di risposta per l'epidemia che si sta diffondendo rapidamente nell'Africa occidentale e che ha già fatto quasi mille morti. Ieri la terribile febbre è arrivata in Arabia Saudita, mentre è sbarcato in Spagna il primo malato europeo, il sacerdote spagnolo Miguel Pajares, di 75 anni, contagiato dal virus ebola in Liberia. «Spagna rimpatria prete infetto, governo italiano invece nega evidenza e fa entrare tutti senza controllo», ha scritto su Twitter il presidente della Lombardia, Roberto Maroni. Nonostante il rischio dell'epidemia, infatti, l'operazione Mare Nostrum continua e gli sbarchi sono all'ordine del giorno. L'Italia, attraverso l'operazione umanitaria che costa mensilmente dai 6 ai 9 milioni di euro, da ottobre ad aprile scorsi ha soccorso oltre 20mila migranti. E negli ultimi 3 mesi, grazie alle condizioni favorevoli del mare, si è arrivato a salvare dai barconi anche più di 1.200 migranti in 24 ore. Numeri che, di fronte a un'emergenza internazionale, potrebbero portare con sé il germe del contagio. di Rita Cavallaro

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