Csm, Ilda Boccassini rischia un'azione disciplinare: non collabora con l'antimafia
Da quando c'è Ilda Boccassini lo scambio di informazioni tra la Procura nazionale antimafia e la Dda di Milano è particolarmente difficoltoso. Per questo il Consiglio Superiore della Magistratura ha deciso di trasmettere gli atti sul caso ai titolari dell'azione disciplinare, il Pg della Cassazione e il ministro della Giustizia. Il plenum ha approvato, con alcune astensioni, la delibera proposta dalla Prima Commissione e quella presentata in Settima Commissione dal togato di Area Vittorio Borraccetti. La trasmissione degli atti al ministro e al pg della Suprema Corte non riguarderà invece (come prevede un emendamento approvato e inserito in entrambe le delibere) la «questione interpretativa della rilevanza isciplinare» dell'inserimento degli atti da parte delle Dda nella banca dati della Direzione nazionale antimafia. I documenti approvati oggi in plenum saranno inviati anche alla Quinta Commissione del Csm, che è competente sulle conferme in incarichi direttivi e semidirettivi. Entrambe le delibere approvate dispongono la trasmissione degli atti a carico del procuratore aggiunto di Milano anche alla quinta commissione del Consiglio, competente per la nomina e la conferma dei magistrati negli incarichi di vertice, direttivi e semidirettivi, perché ne tenga conto quando la Boccassini dovrà essere confermata nel suo ruolo. Commissione spaccata - Al momento di presentare la delibera la pratica avviata in merito alle «criticità» sui rapporti tra la Procura nazionale antimafia e la Dda di Milano, guidata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini la VII commissione del Csm si è letteralmente spaccata . La commissione, infatti, ha presentato al plenum due delibere, firmate rispettivamente da Borraccetti e dal togato di Magistratura Indipendente Antonello Racanelli: entrambe propongono la trasmissione degli atti ai titolari dell'azione disciplinare - il pg di Cassazione e il ministro della Giustizia - e alla V commissione, competente nella conferma in incarichi direttivi e semidirettivi, ma sono state votate in commissione soltanto dai rispettivi relatori. Quattro gli astenuti: i togati di Unicost Pina Casella e Alberto Liguori e i laici di centrodestra Nicolò Zanon e Annibale Marini. Le delibere - «Le oggettive criticità riscontrate rispetto all'inserimento degli atti del procedimento e in particolare di quelli delle indagini preliminari nel sistema informativo centrale da parte della Dda di Milano e la generale carenza dei flussi informativi riferibili alla Dda di Milano, protrattasi anche nel periodo ricompreso tra il 2010 e il 2013 - si legge nelle delibere della VII commissione - impongono di disporre la trasmissione degli atti alla V commissione referente e ai titolari dell'azione disciplinare per ogni eventuale valutazione di competenza». Inoltre, si chiede l'invio di questi atti sia al procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, sia al capo della procura milanese. Edmondo Bruti Liberati «invitando quest'ultimo a valutare le opportune iniziative di tipo organizzativo volte ad assicurare il tempestivo e completo flusso informativo delle indagini svolte dalla Direzione distrettuale antimafia verso la Direzione nazionale antimafia». Nella delibera firmata da Racanelli, in particolare, si fa riferimento anche alla nota inviata nei giorni scorsi a Palazzo dei Marescialli dal pm della Dna Anna Canepa, in cui venivano sottolineati «rapporti proficui» con la Dda milanese: Racanelli rileva una «contraddizione» tra questo documento e le precedenti relazioni firmate dallo stesso magistrato.