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L'Europa fa contento Zaia: dividere l'Italia si può

Il presidente della Commissione Ue Barroso risponde alla Lega: "Secessione? E' prevista dalle leggi internazionali"

Giulio Bucchi
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di Matteo Mion Pare che l'Ue non la pensi come l'ufficio legale della regione Veneto secondo il quale a norma di Costituzione italiana la via del referendum consultivo per ottenere la secessione non è praticabile. In questi giorni di fervore autonomista nelle terre di San Marco il governatore Zaia non fa più mistero del fatto che «referendum o non referendum la spinta indipendentista tra i veneti si avverte chiara». L'indipendenza insomma non è più un affare di pochi estremisti, ma una volontà forte e coesa di molti. Un tema di discussione politica che non attecchisce solo tra Venetisti o Serenissimi, ma coinvolge l'intera regione. Una volontà separatista che rinvigorisce e prospera ad ogni provvedimento centralista e tassaiolo del governo centrale abituato a mostrare i muscoli a Nord e le terga calate a Sud. Rimane da superare il problema giuridico-costituzionale e cioè la camicia di forza normativa che costringe obtorto collo il Veneto nella macroregione italiana.  Tutele per il Sud - L'ordinamento dello stato italiano è stato studiato a tutela del meridione: non consente né la macroregione settentrionale né quella mitteleuropea, ma solo quella sicilian-campana con epicentro a Roma. Zaia ha scaldato il cuore dei veneti con la richiesta al Consiglio regionale di approfondire la tematica del referendum per raggiungere lo stato sovrano indipendente. La sinistra veneta ne ha chiesto immediatamente le dimissioni e questo è un'ulteriore conferma della bontà della strategia politica del governatore leghista. Scontata, però, è arrivata la bocciatura degli azzeccagarbugli di Palazzo Balbi incapaci di non essere proni a Roma. E non ne dubitavamo. I manuali di diritto pubblico su cui vengono eruditi i giuristi patrii sono a dir poco romanocentrici. E proprio mentre molti veneti accusavano la tegola della bocciatura del referendum, è arrivata una notizia ancor più ghiotta a firma niente meno che Barroso. Il Presidente della Commissione Ue, rispondendo a un'interrogazione dell'europarlamentare leghista Mara Bizzotto ha affermato che «nel caso ipotetico di una secessione in uno stato membro, si dovrà trovare e negoziare una soluzione avendo riguardo all'ordinamento giuridico internazionale». Se Zaia può essere apostofrato dai soliti epiteti progressisti razzista, leghista e bla bla, cosa possono rispondere la sinistra e il Capo dello Stato alle affermazioni di Barroso che ammette la secessione? L'Ue ammette una via giuridica per la secessione, ma l'Italia no. Doppiopesismo - Il governo è europeista a intermittenza: ciò che non garba a lorsignori della Bocconi fan finta di non vederlo. Così la vicentina Bizzotto è diventata un eroe in tutti i media di Catalogna e Scozia, ma nella penisola tutto tace. Da quelle parti rendono onore alla nostra parlamentare che ha sollevato un tema quanto mai d'attualità in quelle regioni che da anni si affannano alla ricerca di una via democratica per staccarsi rispettivamente da Spagna e Gran Bretagna. Il comunicato di Barroso è stato breve, ma significativo: la secessione in Ue non è più un tabù né uno spauracchio. E così anche in Veneto si riaccende la fiamma della speranza non di un'indipendenza che, sebbene anelata da molti, non ha ancora trovato riscontro concreto di essere la volontà della maggioranza dei veneti, ma almeno la possibilità di un dialogo con lo stato centrale non più supino, ma paritario. Per l'Ue Veneto-Stato è possibile: Roma è avvertita. O il governo centrale allenta la morsa fiscale, la depredazione sistematica del Pil e dei risparmi veneti che ha condotto a decine di suicidi imprenditori locali oppure da oggi l'alternativa sta sulla carta intestata dell'Unione europea. Alla morte per italianità, meglio gli Stati uniti del Nord o la Serenissima repubblica: firmato Barroso!      www.matteomion.com twitter@mattmio     

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