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Iraq, 100 mila cristiani in fuga dopo le minacce jihadiste

Luca Di Martino
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Papa Francesco ha chiesto ai governi mondiali di "porre fine al dramma umanitario in corso in Iraq e adottare nuove misure per proteggere coloro che sono minaccati dalla violenza". A distanza di due settimane, è il secondo appello che Bergoglio rivolge alla comunità internazionale affinché si odoperi a bloccare l'avanzata jihadista dell'autoproclamato Califfato islamico nel nord del Paese che finora ha costretto alla fuga 100.000 cristiani. L'arcivesco di Kirkuk e Sulaymaniyah, Joseph Thomas, ha riferito che "le città di Qaraqosh, Tall Kayf, Bartella e Karamlesh sono state abbandonate dai loro abitanti e sono ora sotto il controllo degli insorti". Qaraqosh rappresenta un po' il simbolo dei cristiani in Iraq dato che è la città che ne ospitava il maggior numero. Ora sono tutti in fuga verso il nord dell'Iraq. I jihadisti sono riusciti a conquistare le città dopo che le truppe curde si sono ritirate, dato il loro impegno da diversi mesi con i ribelli iracheni in operazioni militari senza successi. Gli sfollati sono scappati per scampare la minaccia delle torturazioni e delle violenze, abbandonando tutto e persino le scarpe, come ha riferito il cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli; e sono diretti verso il "sicuro" Kurdistan, Paese impegnato contro gli islamisti islamici su diversi fronti, tra cui anche l'est della Siria.  Intanto Barack Obama, sta valutando l'ipotesi di bombardamenti aerei sui militanti jihadista dell'Isis, in Iraq. Lo riferisce il New York Times citando fonti dell'amministrazione Usa. Durante una riunione alla Casa Bianca con il suo team per la sicurezza nazionale, Obama avrebbe indicato una serie di opzioni che vanno dal lancio di cibo e medicine sul monte Sinjar, dove sono rimaste intrappolate almeno 40.000 persone appartenenti a minoranze religiose, al bombardamento delle postazioni dell'Isis

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