La "sorpresa" nel crac di Banca Etruria: spunta il nome di De Benedetti
Tra le carte del crac di Banca Etruria, ora, spunta anche il nome di Carlo De Benedetti. Già, perché mentre ad Arezzo il pm Roberto Rossi prosegue il suo lavoro sui numerosi filoni d'indagine, la procura di Roma mette nel mirino l'operato della Consob, contro la quale Adusbef e Federconsumatori hanno presentato esposti in nove procure differenti. La tesi è che la Consob sia almeno parzialmente responsabile del disastro di Etruria e delle altre tre banche popolari a causa dei mancati controlli. Ed è in questo contesto, scavando nei debiti della banca, che spunta l'Ingegnere. O meglio, spunta la Cir di Carlo De Benedetti. La vicenda, come spiega Il Giornale, riguarda Sorgenia, l'operatore energetico che fino allo scorso marzo era controllato da Cir, che ne deteneva il 65 per cento. La vicenda di Sorgenia è nota: nel giro di due anni aveva accumulato una montagna di debiti che sfiorava i due miliardi di euro. Nonostante il rosso, la società continuava a godere del credito di bacnhe e istituti. Al termine della sinistra vicenda, il debito di Sorgenia è stato "spartito" da un pool di banche (con la complicità anche di un aiutino di governo, che aumentando il fondo destinato a finanziare gli incentivi per gli operatori nel campo energetico aveva reso la società più appetibile per le banche). E ora, come detto, dalle carte dell'inchiesta si è scoperto che tra le 21 banche che sostenevano il debito di Sorgenia molte erano nei guai, partendo da Mps per arrivare fino alla Popolare di Venezia. Ma tra gli istituti esposti c'era anche Banca Etruria, per 8 milioni di euro. Una piccola sofferenza, certo, ma un tassello che ha affossato la banca dell'oro di Arezzo che fu vicediretta dal padre del ministro Maria Elena Boschi. Come sia andata questa vicenda è arcinoto: la banca è de facto fallita e a pagarne il prezzo sono stati azionisti e obbligazionisti, che hanno pagato per gli errori dei soliti noti, i quali però si sono salvati.