Mps, accordo con Santander e Jp Morgan per spartirsi il bottino Antonveneta

di Giulio Bucchigiovedì 31 gennaio 2013
Mps, accordo con Santander e Jp Morgan per spartirsi il bottino Antonveneta
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Un patto per spartirsi il bottino di Monte dei Paschi di Siena. Questa volta, o almeno per questo filone d'inchiesta, i politici non c'entrano. A spartirsi il bottino erano direttamente le banche: Mps, la spagnola Santander, la mediatrice Jp Morgan. Secondo quanto rivela Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, c'è del marcio dietro all'acquisizione ipervalutata di Antonveneta da parte dell'istituto senese. Nel 2007 Santander acquista Antonveneta per 6,3 miliardi e dopo solo 2 mesi la rivende a Mps per 9,3, lievivati a 10,3. Quattro miliardi di plusvalenza, una "stecca" di cui un miliardo sarebbe spettato proprio a Jp Morgan. Se così fosse, le responsabilità si allargherebbero ad altre personalità di rilievo della finanza italiana. Per esempio, il banchiere Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior e da 20 anni responsabile di Santander per l'Italia. Nelle agende sequestrate all'ex presidente Mps Giuseppe Mussari dai pm risultano molti incontri con Gotti Tedeschi. Quelle agende, confrontate con i documenti già sequestrati a suo tempo a Gotti Tedeschi per le vicende dello Ior, potrebbero dare risposte importanti anche al giallo Mps. Nell'interesse degli inquirenti c'è anche Marco Cardia, figlio dell'allora presidente della Consob Lamberto. E Nicola Scocca, ex direttore finanziario della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, avrebbe già testimoniato ai pm il comportamento ben poco trasparente di banca e fondazione.  Al centro dei sospetti c'è poi l'attività di Gianluca Baldassarri, direttore dell'Area finanza di Mps fino al 2012. Per sanare la voragine dei conti creata dall'acquisto di Antonveneta, i vertici senesi hanno messo in piedi operazioni rischiosissime, come i bond fresh del 2008 e, appunto, quelle sui derivati. Per i pm, il valore delle azioni sarebbe stato gonfiato dai dirigenti di Mps, in particolare tra giugno 2011 e gennaio 2012. E agli atti spunta una lettera del 3 ottobre 2010 dal direttore generale di Mps Antonio Vigni a Bankitalia sull'aumento di capitale da un miliardo riservato a Jp Morgan. Di fronte alle richieste di trasparenza di Bankitalia, Vigni replica sostenendo che "in ordine all'assorbimento delle perdite Jp Morgan ha acquistato le proprietà delle azioni senza ricevere alcuna protezione esplicita o implicita dalla Banca". Secondo i pm, un falso bello e buono.