Berlusconi vuole fareil Tremonti di Alfano
Il Cav: "Farò il ministro dell'Economia". Su Monti: "Senso di indeterminatezza sulle proposte che farà a Bruxelles"
E' durato circa due ore il vertice a Palazzo chigi tra il premier Mario Monti e Silvio Berlusconi. Al summit hanno preso parte anche i massimi dirigenti del Pdl: il segretario Angelino Alfano e Gianni Letta. Tutti gli occhi erano puntati sul Cavaliere, negli ultimi giorni molto critico nei confronti del governo tecnico e tentato dalla volontà di abbatterlo per riprendersi la scena politica. E nel corso del vertice le critche sono cresciute d'intensità ("Da Monti un senso di assoluta inadeguatezza", ha spiegato Berlusconi). Poi l'ex premier ha fatto il punto sul suo impegno politico, sulle liste civiche ("Non ho ancora dato alcun assenso"), e sull'apertura "suicida" di Casini al Pd di Bersani. "Pronto a fare il ministro dell'Economia" - Berlusconi, del faccia a faccia con Monti, salva il cibo: "Abbiamo mangiato bene", ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano come fosse andato l'incontro. Poi le considerazioni più significative che mettono il professore all'angolo. Berlusconi ha spiegato che "dall'incontro con Monti è emersa una sensazione di indeterminatezza sulle proposte che l'Italia farà in Europa". Il governo rischia sempre di più: se il Prof tornasse a mani vuote da Bruxelles la sua parabola a Palazzo Chigi potrebbe già essere esaurita. E il Cavaliere guarda al futuro: "Sono disponibile a fare il ministro dell'economia in un governo guidato da Alfano", ha spiegato ai parlamentari del Pdl riuniti alla Camera, sottolineando che "ha ragione Angelino, col quaranta per cento si può tornare a vincere". Berlusconi sembra così rinunciare alla sua candidatura a Palazzo Chigi, ma manifesta il desiderio di gestire il dicastero chiave per il rilancio dell'Italia. Sulla possibilità che si ricandidi spiega: "Me lo hanno chiesto, io ho solo dato la mia disponibilità". "Non stacchiamo ancora la spina" - Nonostante le parole al vetriolo su Monti, Berlusconi spiega: "Adesso andiamo ancora avanti.Vi prego di usare toni pacati e consapevoli della responsabilità che in questo momento abbiamo. Se togliessimo la fiducia adesso al governo dovremmo preparare gli elettori al voto, oltre allo sconcerto che la crisi creerebbe". Il Cavaliere ha aggiunto di aver parlato con Breuxelles, che definisce "una catastrofe" l'ipotesi di caduta del governo Monti. Ma i sondaggi parlano chiaro: "Il 78% degli elettori del Pdl - ha spiegato Silvio - non è in sintonia con il sostegno del partito al governo Monti". Il Cav avrebbe citato tre focus group al nord, al centro e al sud e il 36% degli elettori Pdl continuerebbero a votare lo stesso partito, il 54% sarebbero astensionisti e il 10% avrebbe optato per Grillo. "Senso di indeterminatezza" - E ancora, sul vertice che si terrà a Bruxelles il 28 e il 29 giugno, l'ex premier mostra di saperla lunga. "C'è un orientamento su una misura che prevederebbe un intervento della Bce e del Fondo salva Stati per acquistare i titoli pubblici dei paesi con uno spread troppo alto, ma solo per gli Stati virtuosi", ha spiegato. Questa sua convinzione genera il senso di "indeterminatezza" di cui aveva parlato: la calusola relativa agli Stati virtuosi rischia di lasciare fuori l'Italia dal novero dei Paesi che la Bce potrebbe aiutare. "Così Casini affonda" - Quindi il Cav fa il punto della situazione politica in Italia. Per prima una battuta, critica, nei confronti di Pier Ferdinando Casini dopo l'apertura a un patto con il Pd di Bersani: "Se l'Udc va a sinistra le mie indagini dicono che si porterebbe dietro solo un 10% dei suoi elettori". Sulla nuova legge elettorale, Silvio spiega che c'è la possibilità di averla: "Stiamo facendo in questi giorni degli incontri con la sinistra che è pure preoccupata di andare al voto con questa legge elettorale. Si potrebbe andare verso una legge proporzionale alla tedesca". E ancora, sul tavole delle riforme con la sinistra, "abbiamo chiesto che il primo ministro possa nominare e rimuovere i ministri, che una legge possa essere approvata solo da un ramo parlamentare, l'elezione diretta del Capo dello Stato e un nuovo meccanismo di elezione dei membri della Corte Costituzionale". "Niente assenso a liste civiche" - Il Cavaliere ha affrontato anche il tema delle liste civiche, un'idea da lui caldeggiata, sulla quale sembra però chiudere. "Non possiamo rinunciare a Sgarbi, ai pensionati, ai Responsabili - ha sottolinato parlando coi suoi -, anche se resta da capire come si potrebbegovernare in quelle condizioni, con 'arlecchinate' eterogenee". Il Cav ha anche spiegato di non aver mai dato il proprio assenso ad alcuna lista civica delle varie che gli sono state proposte da diversi esponenti.