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Facci anti-islam: palme e porte islamiche, Natale del cacchio

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Alessandra Menzani
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Quest' anno l' ambito premio "Genio di Natale" vede vincitori ex aequo: 1) L' autentico suq tunisino ricostruito nella piazza della Stazione Centrale di Milano, sì, proprio lì; 2) Le gigantesche luminarie a evidentissima forma di pene comparse nella piazza principale di Civitanova Marche, ottenute involontariamente (che forse è peggio) ricoprendo di lucine i tronchi delle palme e il rigonfiamento a cappella da cui il fogliame si diparte. I due vincitori strappano finalmente lo scettro all' ambigua e mai ben individuata scritta "Buon Natale un cazzo" situata presumibilmente in Roma (scritta nobilitata da una citazione letteraria nel romanzo "La scuola cattolica" di Edoardo Albinati) e in campo internazionale se la battono con le vecchie luminarie situate nella città di Zabrze (Polonia meridionale, vedi foto) le quali, al proteso corpo penico, corredavano anche un paio di evidenti attributi alla sua base. Ma torniamo ai vincitori di quest' anno. La genialata dura solo due giorni (finisce questa sera) e origina da una promozione dell' Ente turistico della Tunisia che "ha cambiato l' aspetto di Piazza Duca d' Aosta" e dove appunto è stato "allestito un piccolo e colorito suq. Dai loro banchi, artigiani e piccoli produttori tunisini inviteranno i visitatori ad avvicinarsi per scoprire manufatti, tessili e artigianali, e prodotti tipici attraverso i racconti delle tradizioni e dimostrazioni dal vivo". Che bello. IL SUQ IN CENTRO Ma ecco che le obiezioni e le battute si trovano a coincidere: ma proprio adesso, a Natale? Seconda domanda: ma non c' era già, proprio lì, a suo modo, una specie di suq tunisino dove gruppetti di immigrati ben educati si mischiavano a spacciatori e borseggiatori, tunisini pure quelli? Insomma: proprio lì e proprio adesso, si doveva fare questo scambio con l' Ente tunisino? Diciamo "proprio adesso" perché questo è il periodo natalizio - dicono - e l' idea che questa festività fosse ridotta a un gigantesco suq era già sufficientemente presente tra le nostre consapevolezze: non è che il centro di Milano o il quadrilatero della moda non siano agli effetti dei suq occidentali, ma sono i nostri suq, lasciateci almeno l' illusione di una supremazia cultural-consumistica. Diciamo "proprio lì", poi, perché da un lato la piazza della Stazione è già un suq africano disordinato e illegale (dalla merce contraffatta esposta a terra allo spaccio di droghe varie) anche se è vero che ai "commercianti" tunisini andrebbero aggiunti anche marocchini, algerini e libici: si attendono contatti coi rispettivi enti turistici; d' altro lato, stiamo parlando del crocevia ferroviario più internazionale del Paese, e un turista appena uscito dalla stazione potrebbe credere di essersi addormentato in carrozza per troppo tempo. Se poi prende la metro e scende in Piazza Duomo (facile) il turista vedrebbe anche il noto giardino di palme peraltro decisamente mal tenuto (nelle aiuole è pieno di rifiuti e piante morte) oltre a un sacco di venditori africani (abusivi) che non risulta facciano parte di un accordo con enti turistici, e soprattutto tra due giorni saranno ancora lì. Insomma: il nostro turista potrebbe pensare che Milano, da metropoli mitteleuropea, sia divenuta mittelafricana. LE PENE DI CIVITANOVA La maggioranza almeno ha ammesso l' errore, e non ha cercato - come alcuni - di additare un eccesso di malizia o addirittura di sostenere che «no, sembrano funghi»: come se certi funghi non sembrassero appunto dei peni. Sta di fatto che il giorno dell' accensione, un venerdì, in piazza XX settembre, sono rimasti tutti di sale: giganteschi peni ovunque, con l' aggravante che molte palme erano state completamente potate e sembravano un monumento a Rocco Siffredi. Finire nelle cronache nazionali è stato un attimo: «Meglio suscitare una sana risata che aumentare malessere e arrabbiature», ha cercato di metterla giù l' assessore. «L' errore ormai è stato fatto, si può sempre fare di meglio e in futuro faremo parlare di noi in altro modo». C' è da tremare. Tuttavia «abbiamo solo regalato un sorriso. Se alcuni per criticare la giunta si attaccano alle luminarie, significa che di altro non c' è da parlare». Cioè: a Civitanova Marche non c' è niente di cui parlare se non di luminarie a forma di cazzo. di Filippo Facci

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