Morte a Bellagio, storia di una famiglia decadente
In un tempo in cui tutti cucinano non è una cattiva idea mettersi a cucinare anche in campo narrativo, e in particolar modo in un genere, il giallo, che sembra non conoscere momenti di pausa e che insieme ai libri per bambini trascina l'editoria libraria. Questa premessa serve a introdurre due autori che lavorano assieme con quello che ormai sta diventando un marchio di produzione e cioè Giovanni Cocco e Amneris Magella. Il loro brand è Cocco & Magella, non a caso con la e commerciale. La loro ultima offerta si intitola Morte a Bellagio (Marsilio, pp. 240, euro 17) e già in copertina viene specificato che si tratta di un'indagine del commissario Stefania Valenti. Questa donna ardimentosa, single e madre, è già stata chiamata a risolvere casi meno aggrovigliati tuttavia di questo. Parliamo di Ombre sul lago (Guanda, 2013) e di Omicidio alla stazione centrale (Guanda, 2015). Con una cadenza che supponiamo diventerà regolare, i due autori lombardi mescolano ingredienti della tradizione con una spruzzata di elementi nuovi e personali. La storia è ambientata ai giorni nostri a Bellagio appunto, e intorno al lago di Como. La scelta del luogo e tutt'altro che casuale, dato che Cocco quelle zone le conosce non bene: benissimo. Luoghi di passaggio per gente di ogni tipo e collocazione sociale, turisti stranieri, immigrati, e criminali, e di residenza per una popolazione da una parte e dedita al lavoro e dall'altra intenta a nascondere verità non confessabili. L'ambientazione sul Lario consente a questi libri di trovare una loro strada anche all'estero, dove l'immaginario riguardante questa porzione del Belpaese è vivido. Perciò sono abbondantemente tradotti. Ma perché questi ingredienti funzionano? Perché alla base ci sono una storia complessa, una forma di scrittura morbida e accattivante, personaggi che catturano e che sono catturati in tutti i sensi, in un gioco di intelligenze incrociate, dove non viene mai perso di vista il fattore umano. Stefania Valenti è prima di tutto una donna, appassionata del suo lavoro, ma con uno spazio privato tutto riempito dal dovere di accudire una figlia il cui padre non c'è più e destreggiarsi fra la routine con il compagno e l'attrazione per l'ambiguo collega Giulio Allevi. Una trama e una sottotrama, giusto per non far mai calare l'attenzione. Se si voleva ottenere un page turner, il risultato è stato raggiunto. Tutto parte classicamente da una morte. L'auto con la ricca e problematica Irene Castelli, designata erede dinastica, finisce nel lago, ma non è un incidente. Altrettanto classicamente, la persona su cui cadono i sospetti, cioè il marito, è indagato. Ma c'è molto di più, una fitta rete di intrighi legati a questioni di denaro, potere e passioni famigliari. E se volete una bella metafora, la trovate a pagina 182: “La Castelli era stata un mondo. E di quel mondo, ora, non c'era più traccia. Solo la carcassa vuota, l'involucro di quella che era stata una delle realtà produttive più importanti della Lombardia”. Premio per il miglior personaggio non protagonista a Albino Giordanelli, giornalista locale, di quelli che sanno tutto, e che per saperlo si sono consumati le suole delle scarpe. La migliore location, insieme a quella ricchezza ambientale e architettonica che ingemma le rive del lago, è il villaggio Morelli di Sondalo, già sanatorio frequentato anche dal bel mondo e incrocio di destini e di piste investigative che portano alla solita, ipocrita, svizzera. Qui ci sono tutti gli elementi per mettere insieme una serie televisiva. Lo sfondo, i personaggi maggiori e minori, le storie e gli sviluppi, trama e ordito, colpi di scena a ripetizione. Perciò ci auguriamo che accada.