La trappola narrativa di In Treatment
Il (bel ) programma di Sky tra Castellitto e la psicanalisi
Gli psicologi -specialmente i lacaniani, i gesuiti della psicanalisi- mi fanno paura dal vivo, figuriamoci in tv, dove la fisima diventa dramma e il dramma diventa pathos. E dunque diffido assai di Sergio Castellitto, antieroe di In Treatment nei panni dell'analista Giovanni Mari (dal lunedì al venerdì, Sky Atlantic HD ore 19,40); ossia di un uomo dallo sguardo liquido, immerso nei tumulti del cuore, separato dalla moglie, con una figlia che non lo perdona («questo è l'ultimo abbraccio che ricevi da me finché non torni a casa», dice la ragazza, e mantiene la parola), stanziale nel salotto di casa trasformato in studio-bunker contro le bombe atomiche dei pazienti. Pazienti che sono vari e avariati. Per dire. Un bambino obeso devastato dal divorzio dei genitori che non vuole più «dormire dal padre separato»; un ingegnere accusato di disastro ambientale che si tiene più stretto il cappotto che i figli («è cachemere le cose preziose è meglio tenerle sott'occhio»); una studentessa d'architettura che non riesce a pronunciare la sua malattia ma la scrive, tremando, sul taccuino. In più, sotto ogni seduta, scorre la sottotrama d'un'angoscia palpabile: il dottor Mari finisce in un processo per istigazione al suicidio di un paziente figlio di magistrato, e si difende con un avvocatessa ex paziente che però lo oda perchè lui l'aveva abbandonata sul lettino vent'anni prima. Una sfiga romanzesca, direi. L'escamotage narrativo è assegnare ad ogni paziente un giorno della settimana, un appuntamento fisso con il medico; mentre il venerdì, invece, è il giorno in cui è lo stesso Mari si reca mesto in analisi da un'amica che gli crea ancora più casini. Ecco, diffido del dottor Mari. Ma ammetto che la regia teatrale di Saverio Costanzo (primi piani, gesti minimi, non-detti che superano i dialoghi) vale il biglietto. E la scrittura sofisticatissima dei dialoghi, filtrata dalla bravura degli attori (Castellitto ma anche Adriano Giannini, Bobulova, Miglietta, Placido), ti intrappola come in una vera seduta di psicanalisi. Solo che qui puoi smettere quando vuoi. Forse. La serie ha un successo mostruoso tra gli spettatori «liquidi»: 2 milioni di download, 30 volte superiore alla media. La critica che viene mossa a In Treatment è che è la copia conforme delle versioni originali americana e israeliana. Può essere. Io, però, non ho fatto il confronto, e posso accontentarmi...